29 luglio 1883 - 2013: rimettiamo la testa a posto!
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29 luglio 1883 - 2013: rimettiamo la testa a posto!
29 luglio 2013: centotrentesimo anniversario dalla nascita di sua Eccellenza Benito Amilcare Andrea MUSSOLINI, Duce del Fascismo, movimento di popolo costituito a Milano nel marzo del 1919, con il sacro scopo di fare grande l’Italia.
La giovane nazione dalla sua unità all’avvento del Fascismo ha continuato, come i precedente piccoli Stati, a subire umiliazioni e prepotenze, Austria, Francia, Germania e Inghilterra continuavano ad irridere lo stivale italico come se nulla era avvenuto, quel popolo e quella terra si poteva, tranquillamente, continuare a depredare garantiva per loro l’arrogante nobiltà dei monarchi, la quale non voleva né l’Italia di Cavour, né quelle dei Mazziniani, e ancor meno pensava di chiedere rispetto per i popoli posti sotto un’unica bandiera. Quella del sacro tricolore (verde, bianco e rosso).
In 61anni l’Italia a sofferto il cambio di 58 governichi, incapaci di garantire al popolo la dignità di Nazione appena costituita, solo dopo la marcia Fascista su Roma (ottobre 1922) nacque il Governo che garantì sviluppo e rispetto, e ancor più invidia, per la prima volta nel mondo si rispettava il lavoro, sia intellettuale che manuale, si era dato inizio a percorrere la terza che intendeva sconfiggere, -marxismo e liberalismo- due forme di sfruttamento dell’Uomo, che il Fascismo ha combattuto duramente negli anni.
Con l’arrivo, dell’Uomo della provvidenza (cosi l’allora potentato cattolico definiva Benito Mussolini) le nazioni del mondo conobbero la stabilità del governo Fascista, che come accade oggi contro l’Iran, da subito l’irritazione dei potenti del mondo.
Tradito il Fascismo, e assassinato l’Uomo della provvidenza (B. Mussolini), l’Italia si scopre serva, con la silenziosa presenza (nel 2013) di oltre 15.000 soldati di un esercito straniero sul proprio sacro suolo. Dal luglio 1943 a luglio 2013, si sono alternati 70 governichi che, come quelli al tempo della monarchia operano contro gli italiani e l’Italia.
Ci vuole un nuovo Uomo della provvidenza?
Sconfitto il marxismo dei soviet (1989), è necessario intensificare la lotta per mettere all’angolo anche il liberalismo, per questo riteniamo sia ora di cambiare la nostra Costituzione che, come ampiamente dimostrato è a garanzia dei soli potenti (vedi sentenza della Corte che ha esclusa la possibilità di chiedere un contributo di solidarietà ai pensionati d’oro).
È l’ora di abrogare il parlamento dei politicanti, asserviti al capitalismo internazionale, mettendo al suo posto i rappresentanti delle categorie agricole industriali ed operaie. Al collegio elettorale, con circoscrizione fittizia ed arbitraria, entità che sembra creata apposta per l’esercizio del broglio, si sostituiranno le categorie, espressione organica delle forze economiche che danno effettivamente forma alla società. Al posto dell’<<onorevole>> deputato, demagogo costretto all’accattonaggio sistematico per ottenere un buon posizionamento in lista, sistema feudatario di una nuova feudalità peggiore dell’antica, manderemo a governare il paese ingegneri, commercianti ed operai, gente che sa il suo mestiere e conosce i bisogni reali della propria categoria. Invece di un’Assemblea di intriganti, di chiacchieroni e di incompetenti, avremo un corpo tecnico adatto allo scopo di dirigere, con cognizione di causa, la grande azienda dello Stato.
Nell’attuale “democrazia” non sarà facile mettere in pratica l’idea della rappresentanza delle categorie, la quale al momento si trova di fronte a difficoltà serie ma non insopportabili.
È necessario che lo Stato conceda alle categorie la personalità politica, determinando le categorie di produttori che avranno diritto alla rappresentanza nel corpo legislativo, garantendo ai cittadini la non obbligatorietà di iscrizione alla categoria a cui si appartiene, ritenendo più logico lasciare che esercitino i diritti politici coloro che hanno la volontà e conoscenza. Coloro che resteranno volontariamente fuori dalla rappresentanza di categoria corrisponderà in parte alle masse degli astenuti nelle odierne elezioni a suffragio universale.
La questione più scottante è stabilire con quale criterio si misurerà il numero di voti da attribuire a ciascuna categoria, il criterio più semplice è quello numerico, senza ricadere nell’atomismo dualistico del suffragio universale.
Non si deve tener conto del numero degli iscritti alla categoria, ma dell’importanza della funzione economica che essa esercita nel Paese. Quindi la categoria degli industriali, metallurgici avrà una rappresentanza eguale alla categoria dei lavoratori del ferro benché questi ultimi siamo molto più numerosi. E ciò perché l’importanza delle due funzioni sia controbilanciata nell’economia nazionale.
A qualcuno questo criterio sembrerà poco democratico.
È necessario smetterla di dividere ed iniziare ad includere.
L’assemblea eletta mediante le rappresentanze di categoria avranno competenza limitata alle questioni prevalentemente economiche che sono del resto le più importanti in politica.
Le questioni di famiglia, di politica estera ecc. dovranno esser risolte in parte mediante il referendum popolare diretto ed in parte attribuite alla competenza del potere esecutivo.
Non abbiamo fatto che accennare le principali questioni. Invitiamo tutti i giovani Camerati ad elaborare ulteriori soluzione ai problemi posti, senza aver la pretesa di risolverli definitivamente. Ci sembra che la questione sia matura per lo studio. Per noi fascisti <<studio>> deve significare già un principio di esecuzione.
È l’ora di finirla col Parlamento. Come dimostra il sottostante prospetto il popolo vive il trascorrere della propria vita senza bisogno del Parlamento, incapace di dare alla nazione governi stabili. Senza il Parlamento sapremo, ritrovare l’unità di popolo, fare la pace. È ora di sbarazzare l’Italia dalle 945 incompetenze che spadroneggiano a Montecitorio e Palazzo Madama.
La giovane nazione dalla sua unità all’avvento del Fascismo ha continuato, come i precedente piccoli Stati, a subire umiliazioni e prepotenze, Austria, Francia, Germania e Inghilterra continuavano ad irridere lo stivale italico come se nulla era avvenuto, quel popolo e quella terra si poteva, tranquillamente, continuare a depredare garantiva per loro l’arrogante nobiltà dei monarchi, la quale non voleva né l’Italia di Cavour, né quelle dei Mazziniani, e ancor meno pensava di chiedere rispetto per i popoli posti sotto un’unica bandiera. Quella del sacro tricolore (verde, bianco e rosso).
In 61anni l’Italia a sofferto il cambio di 58 governichi, incapaci di garantire al popolo la dignità di Nazione appena costituita, solo dopo la marcia Fascista su Roma (ottobre 1922) nacque il Governo che garantì sviluppo e rispetto, e ancor più invidia, per la prima volta nel mondo si rispettava il lavoro, sia intellettuale che manuale, si era dato inizio a percorrere la terza che intendeva sconfiggere, -marxismo e liberalismo- due forme di sfruttamento dell’Uomo, che il Fascismo ha combattuto duramente negli anni.
Con l’arrivo, dell’Uomo della provvidenza (cosi l’allora potentato cattolico definiva Benito Mussolini) le nazioni del mondo conobbero la stabilità del governo Fascista, che come accade oggi contro l’Iran, da subito l’irritazione dei potenti del mondo.
Tradito il Fascismo, e assassinato l’Uomo della provvidenza (B. Mussolini), l’Italia si scopre serva, con la silenziosa presenza (nel 2013) di oltre 15.000 soldati di un esercito straniero sul proprio sacro suolo. Dal luglio 1943 a luglio 2013, si sono alternati 70 governichi che, come quelli al tempo della monarchia operano contro gli italiani e l’Italia.
Ci vuole un nuovo Uomo della provvidenza?
Sconfitto il marxismo dei soviet (1989), è necessario intensificare la lotta per mettere all’angolo anche il liberalismo, per questo riteniamo sia ora di cambiare la nostra Costituzione che, come ampiamente dimostrato è a garanzia dei soli potenti (vedi sentenza della Corte che ha esclusa la possibilità di chiedere un contributo di solidarietà ai pensionati d’oro).
È l’ora di abrogare il parlamento dei politicanti, asserviti al capitalismo internazionale, mettendo al suo posto i rappresentanti delle categorie agricole industriali ed operaie. Al collegio elettorale, con circoscrizione fittizia ed arbitraria, entità che sembra creata apposta per l’esercizio del broglio, si sostituiranno le categorie, espressione organica delle forze economiche che danno effettivamente forma alla società. Al posto dell’<<onorevole>> deputato, demagogo costretto all’accattonaggio sistematico per ottenere un buon posizionamento in lista, sistema feudatario di una nuova feudalità peggiore dell’antica, manderemo a governare il paese ingegneri, commercianti ed operai, gente che sa il suo mestiere e conosce i bisogni reali della propria categoria. Invece di un’Assemblea di intriganti, di chiacchieroni e di incompetenti, avremo un corpo tecnico adatto allo scopo di dirigere, con cognizione di causa, la grande azienda dello Stato.
Nell’attuale “democrazia” non sarà facile mettere in pratica l’idea della rappresentanza delle categorie, la quale al momento si trova di fronte a difficoltà serie ma non insopportabili.
È necessario che lo Stato conceda alle categorie la personalità politica, determinando le categorie di produttori che avranno diritto alla rappresentanza nel corpo legislativo, garantendo ai cittadini la non obbligatorietà di iscrizione alla categoria a cui si appartiene, ritenendo più logico lasciare che esercitino i diritti politici coloro che hanno la volontà e conoscenza. Coloro che resteranno volontariamente fuori dalla rappresentanza di categoria corrisponderà in parte alle masse degli astenuti nelle odierne elezioni a suffragio universale.
La questione più scottante è stabilire con quale criterio si misurerà il numero di voti da attribuire a ciascuna categoria, il criterio più semplice è quello numerico, senza ricadere nell’atomismo dualistico del suffragio universale.
Non si deve tener conto del numero degli iscritti alla categoria, ma dell’importanza della funzione economica che essa esercita nel Paese. Quindi la categoria degli industriali, metallurgici avrà una rappresentanza eguale alla categoria dei lavoratori del ferro benché questi ultimi siamo molto più numerosi. E ciò perché l’importanza delle due funzioni sia controbilanciata nell’economia nazionale.
A qualcuno questo criterio sembrerà poco democratico.
È necessario smetterla di dividere ed iniziare ad includere.
L’assemblea eletta mediante le rappresentanze di categoria avranno competenza limitata alle questioni prevalentemente economiche che sono del resto le più importanti in politica.
Le questioni di famiglia, di politica estera ecc. dovranno esser risolte in parte mediante il referendum popolare diretto ed in parte attribuite alla competenza del potere esecutivo.
Non abbiamo fatto che accennare le principali questioni. Invitiamo tutti i giovani Camerati ad elaborare ulteriori soluzione ai problemi posti, senza aver la pretesa di risolverli definitivamente. Ci sembra che la questione sia matura per lo studio. Per noi fascisti <<studio>> deve significare già un principio di esecuzione.
È l’ora di finirla col Parlamento. Come dimostra il sottostante prospetto il popolo vive il trascorrere della propria vita senza bisogno del Parlamento, incapace di dare alla nazione governi stabili. Senza il Parlamento sapremo, ritrovare l’unità di popolo, fare la pace. È ora di sbarazzare l’Italia dalle 945 incompetenze che spadroneggiano a Montecitorio e Palazzo Madama.
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