Firenze: Primo gennaio 2017, gli asserviti al sistema lo hanno scordato!
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Firenze: Primo gennaio 2017, gli asserviti al sistema lo hanno scordato!
Questi Bastardi! Accusano gli altri di riportare false notizie, e loro censurano, soprattutto, quelle vere.
Chissà quanti sono gli italiani che si ricordano l'attentato del capodanno 2017, compiuto a Firenze contro la libreria “Il Bargello” di via Leonardo Da Vinci, non lontano dal centro storico, dove il trentanovenne sovrintendente artificiere della Polizia di Stato Mario Vece, sposato e con due figli, nell'intervento di disinnesco ha perso l'occhio destro e la mano sinistra.
All'epoca il questore di Firenze A. I. ai microfoni della televisione di Stato disse che fu una pattuglia della Digos in servizio per il controllo degli obiettivi sensibili ha notare verso le cinque di mattina un involucro sospetto piazzato tra le maglie della serranda della libreria. Era un pacco con fili elettrici e un timer, gli agenti hanno capito subito che non poteva essere, per dimensioni e forma, un grosso petardo della notte di San Silvestro, per questo si premurarono a chiamare via radio la questura, dopo poco sul posto giunse una volante e gli artificieri, con essi il salernitano Mario Vece, un servitore del sistema, che con coraggio si avvicino all’ordigno, che i terroristi avevano legato alla saracinesca della libreria, il cui proprietario è simpatizzante di CasaPound, per disinnescarlo. Purtroppo i rossi avevano programmato il timer per innescare l'esplosione alle 5,30.
Lo sfortunato Mario Vece, dopo aver festeggiato il nuovo anno con i colleghi in questura, finisce al Pronto Soccorso. Una notizia straziante per moglie e Figli, ma no per gli italiani ai quali sul caso giunsero notizie offuscate dalle decisioni dei potenti, il ferimento di un loro servitore (intervenuto per evitare che venisse danneggiata la libreria “Il Bargello” centro culturale di destra cui all'epoca facevano riferimento circa 150 soci, e ancor prima l'immobile dove era ubicata, per le merde rosse di governo non doveva essere palesato. Parlarne poteva voler dire riportare alla memoria gli innumerevoli attacchi subiti in passato dal locale compiuti dai rossi di Firenze, con l'obbiettivo di farlo chiudere.
Attacchi che riportiamo di seguito visto che fino ad oggi sono stati nascosti e rimasti senza colpevoli:
- Il 14 gennaio 2016, di sera, venti incappucciati assaltarono il locale, quando aveva sede in via d’Annunzio, e distrussero la porta a vetri.
- La notte tra il 2 e il 3 febbraio 2016 sempre in via D'Annunzio è esplosa una bomba-carta davanti alla sede che danneggio il bandone del negozio e il vetro di un’auto in sosta. Sul muro di un palazzo sul lato opposto della strada è rimasta venne rinvenuta una scritta a favore della liberazione di tre anarchici che avevano incendiato, nel parmense, la casa di un militante di Casapound.
- Altri episodi simili si erano registrati nel 2015.
Per i potenti rossi quella notizia era da occultare, almeno fin quanto non si poteva imporre, come loro abitudine, attraverso magistrati comunisti, la teoria dello scontro interno tra elementi della destra.
Organi di stampa e vertici della Polizia si adeguarono, e nonostante la gravità dell'atto, dopo alcune perquisizioni a carico di elementi riconducibile all'area dell'antifascismo, sottolinearono che era prematuro sbilanciarsi sulla matrice del gesto, non escludendo alcuna pista.
Ma per i magistrati comunisti questa volta era difficile incriminare, come è sempre accaduto, un Camerata troppo attivo nel contrasto delle merde rosse, per questo il 3 agosto 2017, dopo un indagine farsa, con l'accusa di costruzione, detenzione e porto in luogo pubblico di un ordigno esplosivo, tentato omicidio e danneggiamento aggravato sono stati arrestati 5 presunti colpevoli che avevo imparato ad una cena come fabbricare una bomba, con la consulenza di un "bombarolo" anarchico torinese, l'incontro avvenne, con tanto di momento conviviale tra pochi fidati a Firenze, questo è uno dei particolari che emerse dalle indagini che porto in carcere Nicola Almerigogna, 34 anni, fiorentino; Roberto Cropo, 31 anni, torinese; Pierloreto Fallanca, 30 anni, residente a Martinsicuro (Teramo); Giovanni Ghezzi, 31 anni, di Pistoia, residente a Firenze e Salvatore Vespertino, 31 anni, di Rimini, tutti anarcoinsurrezionalisti i quali da delinquenti vivevano in ambienti che occupavano da anni con la scusante dell'antifascismo.
Scusante che il 5 agosto 2017 durante l'udienza di convalida dei fermi ha consentito al gip del Tribunale di Firenze Fabio Frangini, di non ravvisare gravi indizi di colpevolezza, o un imminente tentativo di fuga, a carico di Almerigogna, Cropo e Ghezzi per i quali non ha convalidando il fermo. Per il Gip di Firenze doveva restare in carcere solo Salvatore Vespertino, "incastrato" dal suo Dna trovato sull'ordigno artigianale esploso davanti alla libreria di CasaPound, mentre il Gip di Lecce convalidava il fermo del quinto anarchico, arrestato in Puglia, Pierloreto Fallanca, riservandosi, però, di decidere sull'eventuale misura cautelare da applicare.
Questa decisione nel gioco dei ruolo ha portato la procura a ricorrere al Tribunale del Riesame il quale il 5 ottobre 2017 si pronuncia contro l'ordinanza del Gip di Firenze che aveva scarcerato tre dei cinque incriminati, non avendo voluto riconoscere il loro coinvolgimento nell'attentato di capodanno. Questa decisione viene impugnata dall'avvocato delle difesa dei rossi Sauro Poli, ricorrendo in Cassazione, e pertanto fino alla decisione della Suprema Corte le misure decise dal Tribunale del Riesame rimangono sospese.
Questa è la “democrazia” antifascista, dove senza alcuna vergogna il Segretario generale del sindacato di polizia, Silp Cgil, Daniele Tissone ha potuto affermare “il 2017 è iniziato malissimo per i poliziotti: un bravissimo artificiere per disinnescare una bomba ha purtroppo perso la mano sinistra e l'occhio destro”, e ancora “grazie al pronto intervento delle volanti e degli artificieri a Firenze i cittadini hanno trascorso un Capodanno in sicurezza, anche se i lavoratori in divisa hanno pagato un prezzo altissimo. Episodi come questo sono il frutto anche di una tensione sociale forte nel Paese. La politica dia finalmente risposte e eviti polemiche strumentali”.
Ancor peggio fece il sindaco di Firenze Dario Nardella, il quale affermò: “Si tratta di un episodio gravissimo e senza alcuna giustificazione. All’agente ferito va la solidarietà mia e dell’intera città”. “I colpevoli devono essere presto assicurati alla giustizia, concludendo Firenze è città di pace e non è rappresentata da orrori di questo genere”. Questi due esseri sinistri, ad un anno di distanza non hanno mosso alcuna protesta per la scarcerazione e la mancata pronuncia della Cassazione sul ricorso dell'avv. Sauro Poli, che ha permesso di congelare le misure decise dal Tribunale del Riesame, le quali ancora oggi rimangono sospese .
Eppure, questa volta a pagare, l'odio degli antifascisti, non è un nostro Camerata ma un uomo delle Forze di Polizia al quale i colleghi in quel momento hanno dimostrano la massima solidarietà, arrivando come ha annunciato Lanzilli segretario del Siulp Firenze a dare incarico al professore Massimiliano Annetta, legale fiduciario del Siulp, a presentare la richiesta di costituzione di parte civile, sia per la famiglia di Mario che per il Siulp Firenze, nel processo che si augurava si poteva tenere dopo che sarebbero stati assicurati alla giustizia gli autori del folle gesto, vile e criminale". Aggiungendo che il sindacato ha dato al legale anche l'incarico di perseguire tutti coloro che "diffamino gratuitamente Mario Vece", al quale ad un anno dell'accadimento rinnoviamo la nostra vicinanza pur sapendo che, le forze di Polizia sono asservite all'attuale sistema, che ordina loro di perseguire chi come noi non si è arreso e non si arrende ad esso.
Chissà quanti sono gli italiani che si ricordano l'attentato del capodanno 2017, compiuto a Firenze contro la libreria “Il Bargello” di via Leonardo Da Vinci, non lontano dal centro storico, dove il trentanovenne sovrintendente artificiere della Polizia di Stato Mario Vece, sposato e con due figli, nell'intervento di disinnesco ha perso l'occhio destro e la mano sinistra.
All'epoca il questore di Firenze A. I. ai microfoni della televisione di Stato disse che fu una pattuglia della Digos in servizio per il controllo degli obiettivi sensibili ha notare verso le cinque di mattina un involucro sospetto piazzato tra le maglie della serranda della libreria. Era un pacco con fili elettrici e un timer, gli agenti hanno capito subito che non poteva essere, per dimensioni e forma, un grosso petardo della notte di San Silvestro, per questo si premurarono a chiamare via radio la questura, dopo poco sul posto giunse una volante e gli artificieri, con essi il salernitano Mario Vece, un servitore del sistema, che con coraggio si avvicino all’ordigno, che i terroristi avevano legato alla saracinesca della libreria, il cui proprietario è simpatizzante di CasaPound, per disinnescarlo. Purtroppo i rossi avevano programmato il timer per innescare l'esplosione alle 5,30.
Lo sfortunato Mario Vece, dopo aver festeggiato il nuovo anno con i colleghi in questura, finisce al Pronto Soccorso. Una notizia straziante per moglie e Figli, ma no per gli italiani ai quali sul caso giunsero notizie offuscate dalle decisioni dei potenti, il ferimento di un loro servitore (intervenuto per evitare che venisse danneggiata la libreria “Il Bargello” centro culturale di destra cui all'epoca facevano riferimento circa 150 soci, e ancor prima l'immobile dove era ubicata, per le merde rosse di governo non doveva essere palesato. Parlarne poteva voler dire riportare alla memoria gli innumerevoli attacchi subiti in passato dal locale compiuti dai rossi di Firenze, con l'obbiettivo di farlo chiudere.
Attacchi che riportiamo di seguito visto che fino ad oggi sono stati nascosti e rimasti senza colpevoli:
- Il 14 gennaio 2016, di sera, venti incappucciati assaltarono il locale, quando aveva sede in via d’Annunzio, e distrussero la porta a vetri.
- La notte tra il 2 e il 3 febbraio 2016 sempre in via D'Annunzio è esplosa una bomba-carta davanti alla sede che danneggio il bandone del negozio e il vetro di un’auto in sosta. Sul muro di un palazzo sul lato opposto della strada è rimasta venne rinvenuta una scritta a favore della liberazione di tre anarchici che avevano incendiato, nel parmense, la casa di un militante di Casapound.
- Altri episodi simili si erano registrati nel 2015.
Per i potenti rossi quella notizia era da occultare, almeno fin quanto non si poteva imporre, come loro abitudine, attraverso magistrati comunisti, la teoria dello scontro interno tra elementi della destra.
Organi di stampa e vertici della Polizia si adeguarono, e nonostante la gravità dell'atto, dopo alcune perquisizioni a carico di elementi riconducibile all'area dell'antifascismo, sottolinearono che era prematuro sbilanciarsi sulla matrice del gesto, non escludendo alcuna pista.
Ma per i magistrati comunisti questa volta era difficile incriminare, come è sempre accaduto, un Camerata troppo attivo nel contrasto delle merde rosse, per questo il 3 agosto 2017, dopo un indagine farsa, con l'accusa di costruzione, detenzione e porto in luogo pubblico di un ordigno esplosivo, tentato omicidio e danneggiamento aggravato sono stati arrestati 5 presunti colpevoli che avevo imparato ad una cena come fabbricare una bomba, con la consulenza di un "bombarolo" anarchico torinese, l'incontro avvenne, con tanto di momento conviviale tra pochi fidati a Firenze, questo è uno dei particolari che emerse dalle indagini che porto in carcere Nicola Almerigogna, 34 anni, fiorentino; Roberto Cropo, 31 anni, torinese; Pierloreto Fallanca, 30 anni, residente a Martinsicuro (Teramo); Giovanni Ghezzi, 31 anni, di Pistoia, residente a Firenze e Salvatore Vespertino, 31 anni, di Rimini, tutti anarcoinsurrezionalisti i quali da delinquenti vivevano in ambienti che occupavano da anni con la scusante dell'antifascismo.
Scusante che il 5 agosto 2017 durante l'udienza di convalida dei fermi ha consentito al gip del Tribunale di Firenze Fabio Frangini, di non ravvisare gravi indizi di colpevolezza, o un imminente tentativo di fuga, a carico di Almerigogna, Cropo e Ghezzi per i quali non ha convalidando il fermo. Per il Gip di Firenze doveva restare in carcere solo Salvatore Vespertino, "incastrato" dal suo Dna trovato sull'ordigno artigianale esploso davanti alla libreria di CasaPound, mentre il Gip di Lecce convalidava il fermo del quinto anarchico, arrestato in Puglia, Pierloreto Fallanca, riservandosi, però, di decidere sull'eventuale misura cautelare da applicare.
Questa decisione nel gioco dei ruolo ha portato la procura a ricorrere al Tribunale del Riesame il quale il 5 ottobre 2017 si pronuncia contro l'ordinanza del Gip di Firenze che aveva scarcerato tre dei cinque incriminati, non avendo voluto riconoscere il loro coinvolgimento nell'attentato di capodanno. Questa decisione viene impugnata dall'avvocato delle difesa dei rossi Sauro Poli, ricorrendo in Cassazione, e pertanto fino alla decisione della Suprema Corte le misure decise dal Tribunale del Riesame rimangono sospese.
Questa è la “democrazia” antifascista, dove senza alcuna vergogna il Segretario generale del sindacato di polizia, Silp Cgil, Daniele Tissone ha potuto affermare “il 2017 è iniziato malissimo per i poliziotti: un bravissimo artificiere per disinnescare una bomba ha purtroppo perso la mano sinistra e l'occhio destro”, e ancora “grazie al pronto intervento delle volanti e degli artificieri a Firenze i cittadini hanno trascorso un Capodanno in sicurezza, anche se i lavoratori in divisa hanno pagato un prezzo altissimo. Episodi come questo sono il frutto anche di una tensione sociale forte nel Paese. La politica dia finalmente risposte e eviti polemiche strumentali”.
Ancor peggio fece il sindaco di Firenze Dario Nardella, il quale affermò: “Si tratta di un episodio gravissimo e senza alcuna giustificazione. All’agente ferito va la solidarietà mia e dell’intera città”. “I colpevoli devono essere presto assicurati alla giustizia, concludendo Firenze è città di pace e non è rappresentata da orrori di questo genere”. Questi due esseri sinistri, ad un anno di distanza non hanno mosso alcuna protesta per la scarcerazione e la mancata pronuncia della Cassazione sul ricorso dell'avv. Sauro Poli, che ha permesso di congelare le misure decise dal Tribunale del Riesame, le quali ancora oggi rimangono sospese .
Eppure, questa volta a pagare, l'odio degli antifascisti, non è un nostro Camerata ma un uomo delle Forze di Polizia al quale i colleghi in quel momento hanno dimostrano la massima solidarietà, arrivando come ha annunciato Lanzilli segretario del Siulp Firenze a dare incarico al professore Massimiliano Annetta, legale fiduciario del Siulp, a presentare la richiesta di costituzione di parte civile, sia per la famiglia di Mario che per il Siulp Firenze, nel processo che si augurava si poteva tenere dopo che sarebbero stati assicurati alla giustizia gli autori del folle gesto, vile e criminale". Aggiungendo che il sindacato ha dato al legale anche l'incarico di perseguire tutti coloro che "diffamino gratuitamente Mario Vece", al quale ad un anno dell'accadimento rinnoviamo la nostra vicinanza pur sapendo che, le forze di Polizia sono asservite all'attuale sistema, che ordina loro di perseguire chi come noi non si è arreso e non si arrende ad esso.
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