Vacanze balneari nell'Italia fascista

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Messaggio  Admin Mer 26 Ago 2009, 06:45

Messaggio  Nello il Dom 2 Ago 2009 - 20:09
LIBERAPRESENZA VA’ IN VACANZA, CI SI "RILEGGE PER LA FINE DI AGOSTO. SALUTI ROMANI AI CAMERATI, SALUTI UN PO' PIU' FORMALI A TUTTI GLI ALTRI.
BUONE FERIE A CHI PUO’ SPENDERE, A TUTTI GLI ALTRI: CHIEDIAMO DI NON DISPERARE, NOI FASCISTI LOTTIAMO CONTRO LA “DEMOCRAZIA-CAPITALISTA” ANCHE PER LORO.
Vacanze balneari nell'Italia fascista Il_sen12

Nel seguire la filosofia visiva dei fotogrammi balneari durante il periodo fascista appaiono delle immagini che consentono di vedere l’Italia, quella reale, ossia quell'Italia ideata che fa del nesso modernità-movimento uno dei suoi miti fondanti.
Un modello questo che, accanto ad altri, forgia il sentimento della vacanza al mare che, negli anni Trenta, diviene un simbolo fortemente caratterizzante dell'identità nazionale.

Sfogliando album fotografici e mettendo a confronto immagini di comuni spiagge italiane d'inizio Novecento con quelle degli anni Trenta, appare immediatamente evidente come, nell'arco di pochi decenni, la vacanza al mare si sia trasformata da rito d'elite in costume di massa: ai pochi bagnanti, ritratti, a passeggiano sulla battigia in posa come se si trovassero nel salotto di casa, si sono sostituite schiere di uomini, donne e bambini in costume da bagno.

Le profonde trasformazioni avvenute durante il Ventennio, nelle immagini della spiaggia degli anni Trenta e Quaranta si concentrando nella maggior parte dei casi sulla persona, in primo luogo possono essere definite di bella presenza, come nel caso per esempio di ragazze che, ritratte ferme in piedi sorridenti, indossano l'ultimo costume alla moda, esprimendo una certa fierezza estetica.
Sono immagini definibili di linee aggraziate, in una cornice dove il libero mare fa la libera vita, in un certo qual modo sembrano condensare alcuni significati specifici di quel periodo, ossia, dell'inedita importanza estetica accordata a precise parti del corpo.

Allo stesso modo, nei “ricordi figurati”, come in una sorta di “terra di mezzo” tra pubblico e privato, accanto a gruppi familiari che, ritratti in posa sulla battigia e/o sui pattini, ostentano pratiche di adesione per le nuove forme di apparenza, trovano spazio autorappresentazioni che denotano movimento e dinamicità corporea , come nel caso di ragazzi e ragazze fotografati mentre passeggiano con passo deciso, o intenti a remare.
Movimenti e forme di dinamicità corporea che si trovano visivamente esemplificati pure nelle immagini di esibizione, quali per esempio di tuffi, di nuotate, e di esposizione in verticale a piramide, in cui i ragazzi si sostengono in bilico gli uni sulle spalle degli altri.
A riguardo, appare plausibile sostenere che in tali autorappresentazioni della vacanza balneare, la bellezza del corpo, nonché la possibilità di plasmarlo, funga come ideale, come fine, tale da consentire la determinazione visiva della dinamicità, legittimando con ciò l'uso della nozione di movimento stesso, quale norma ideale.

A ciò concorre, in particolar modo, non solo la pubblicità dei filmati Luce e dei disegnatori, ma anche e soprattutto la campagna di sportivizzazione, inaugurata ufficialmente dal Governo fascista nel 1923.
In tal senso, è lo sport che, tra gli altri, si qualifica come motore di una simile cultura del corpo, laddove la sportivizzazione si richiama, ideologicamente, all'atleticismo, al movimento, alla forza, alla vigoria, nonché alla bellezza in se stessi.
Sotto questo profilo, lo stesso Mussolini diviene l'icona di un'Italia sempre più in movimento, di un'epoca che celebra lo sviluppo fisico, attraverso lo sport, e dunque il dinamismo, come nuova “religione”.
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