LA STORIA E LA RAGIONE
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LA STORIA E LA RAGIONE
Non si può parlare della Storia d’Italia saltando un ventennio della vita di essa e decantare le glorie e i sacrifici di italiani dimenticando centinaia di migliaia di eroi, o peggio, ricordare il primo per denigrarlo e i secondi per insultarli. Non si può. Gli Italiani che rappresentano gli eroi, i martiri e i morti di quel ventennio sono gli eroi, i martiri e i morti della stessa Italia che ricorda la festa della liberazione, essi non si sono sacrificati, non sono morti per la grandezza di un regime o di un uomo, bensì per la Patria, basta leggere quanto è stato scritto contro il popolo italiano da parte di tanti denigratori stranieri.
Per dare un breve esempio stralcio dalla immensa letteratura a noi dedicata un “pezzo” dell’ebreo Samuele Isaia-loewy apparso sulla rivista inglese << The Jew’s Revue.
Il fascismo non ha capito l’indole degli italiani. Ha svolto una rivoluzione basata sulla generosità e sulla filantropia. Il fascismo, è notorio, aiutava con sovvenzioni e previdenze il popolo. Le sue leggi – bisogna riconoscerlo – erano le più favorevoli per gli interessi delle classi lavoratrici; ed è anche per questo che noi siamo scesi apertamente contro il fascismo, in quanto una applicazione dei postulati fascisti avrebbe rovinato per secoli gli interessi superiori della democrazia capitalista a tutto beneficio dei lavoratori.
Noi abbiamo distrutto al popolo italiano le città. Gli abbiamo ucciso spose, madri e figli. Egli ci ama e ci giustifica. Abbiamo cercato di affamarlo, di togliergli l’unica possibilità di benessere e di progresso: ci ama e ci giustifica. Noi lo schiacciamo anche: continuerà ad amarci.
Egli crede come fosse verità tutto quello che noi crediamo opportuno per noi dirgli: ci crede ciecamente.
Egli distrugge con le sue mani l’opera di un regime rivoluzionario, che non è stato realmente duro.
Ma con noi, quanto lo avremmo soggiogato, avrà quanto chiede e quanto gli abbisogna: Bastone e schiaffi! Bacerà il legno e la mano. Sembra impossibile ma questa è la realtà.
Questo il pensiero di uno straniero ebreo del popolo italiano, e del fascismo che nel 1938 pose in essere le “terribili” leggi razziali.
L’ira cieca di un mal represso odio a inteso colpire un periodo della nostra Storia che per conquiste è per realizzazioni, si inquadra perfettamente nella fase splendida e gloriosa della vita italiana.
Dirsi Fascista è dirsi italiano.
Per dare un breve esempio stralcio dalla immensa letteratura a noi dedicata un “pezzo” dell’ebreo Samuele Isaia-loewy apparso sulla rivista inglese << The Jew’s Revue.
Il fascismo non ha capito l’indole degli italiani. Ha svolto una rivoluzione basata sulla generosità e sulla filantropia. Il fascismo, è notorio, aiutava con sovvenzioni e previdenze il popolo. Le sue leggi – bisogna riconoscerlo – erano le più favorevoli per gli interessi delle classi lavoratrici; ed è anche per questo che noi siamo scesi apertamente contro il fascismo, in quanto una applicazione dei postulati fascisti avrebbe rovinato per secoli gli interessi superiori della democrazia capitalista a tutto beneficio dei lavoratori.
Noi abbiamo distrutto al popolo italiano le città. Gli abbiamo ucciso spose, madri e figli. Egli ci ama e ci giustifica. Abbiamo cercato di affamarlo, di togliergli l’unica possibilità di benessere e di progresso: ci ama e ci giustifica. Noi lo schiacciamo anche: continuerà ad amarci.
Egli crede come fosse verità tutto quello che noi crediamo opportuno per noi dirgli: ci crede ciecamente.
Egli distrugge con le sue mani l’opera di un regime rivoluzionario, che non è stato realmente duro.
Ma con noi, quanto lo avremmo soggiogato, avrà quanto chiede e quanto gli abbisogna: Bastone e schiaffi! Bacerà il legno e la mano. Sembra impossibile ma questa è la realtà.
Questo il pensiero di uno straniero ebreo del popolo italiano, e del fascismo che nel 1938 pose in essere le “terribili” leggi razziali.
L’ira cieca di un mal represso odio a inteso colpire un periodo della nostra Storia che per conquiste è per realizzazioni, si inquadra perfettamente nella fase splendida e gloriosa della vita italiana.
Dirsi Fascista è dirsi italiano.
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