1969/2009, Piazza Fontana - Banca Nazionale del Lavoro - la morte ignota

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Messaggio  Admin Gio 10 Dic 2009, 23:21

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12-12-2009 PIAZZA FONTANA: 40 ANNI DOPO STRATEGIA, SENZA VERITA’
La magistratura, ha fatto spendere allo Stato italiano centinaia di milioni in processi, solo per delle congetture.

L’Italia stava rivivendo gli anni del tradimento, gli anni nei quali, comunisti assassini asserviti ai soviet stranieri credettero di aver raggiunto l’instaurazione di quel regime schiavista anche in Italia, ma a Yalta si decise altrimenti. L’Italia restava sotto l’influenza della “democrazia” del Capitalismo privato, e non della “democrazia” a Capitalismo di Stato.
Nel 1969, gli operai continuavano gli scioperi selvaggi con l’occupazione dei luoghi del lavoro, i contadini lasciavano la terra spoglia, o si rifiutavano di raccoglierne il frutti, i servizi erano sempre più spesso non funzionanti per i continui scioperi, il paese viveva un clima grandi rivolte sociali capitanate dai comunisti. I giovani che già dalla rivolta degli studenti francesi del ‘68 cercavano uno nuovo spazio si unirono alla protesta degli operai, creando ulteriori timori per la tenuta della “democrazia-capitalista ” anglo-americana di tipo privato.
Se la “democrazia-capitalista” sovietica, asservita allo Stato, nel 1956 fermo la contestazione nelle piazza ungheresi con i suoi carroarmati, si può ritenere che gli ango-americani quali occupanti dell’Italia, difesero il loro tipo di “democrazia” scegliendo la strada della strategia della tensione, la stessa strategia che porterà alla dittatura dei Colonnelli in Grecia.


Prima di quel 12 dicembre nessuno aveva sentito parlare di strategia della tensione, né di servizi segreti deviati, vocaboli diventati col tempo patrimonio del lessico comune. La bomba che alle 16.37 di quel giorno del 1969 provocò 17 morti e 88 feriti in pieno centro a Milano porto paura e disperazione, cambiando gli argomenti di conversazione del popolo italiano il quale rivela la presenza di poteri occulti che mal digerivano le contestazioni operaie e studentesche.

L'ordigno piazzato nella sede della Banca dell'Agricoltura a piazza Fontana, fu l'unico a provocare delle vittime, quel pomeriggio le bombe furono in tutto cinque. Una fu trovata inesplosa nella sede della Banca Commerciale Italiana sempre a Milano. Le altre tre scoppiarono a Roma, a pochi minuti di distanza da quella milanese, davanti alla Banca Nazionale del Lavoro di via Veneto, all'Altare della Patria e al Museo del Risorgimento a piazza Venezia, dove si verificarono quattro feriti.

In quell’epoca doveva essere chiaro agli inquirenti, quale forza politica e no, aveva la capacità organizzativa di quella sequenza di attacchi, il disegno poteva essere chiaro fin dall'inizio, ma a quarant'anni questo grande mistero della storia della Repubblica italiana e' rimasto senza colpevoli. Ci sono voluti 7 processi a carico di esponenti anarchici e di estrema destra, con la condanna per favoreggiamento di alcuni agenti dei servizi segreti, ma nel 2005 la magistratura ha assolto anche gli ultimi indagati, chiudendo il caso in maniera probabilmente definitiva.



UNA STRAGE DI STATO, CHE SACRIFICA ALLA SUA ARROGANZA UMILI CITTADINI.

Le indagini sono frutto di continui tentativi di depistaggio, da subito si concentrarono sugli anarchici del Circolo milanese 22 marzo. Uno di loro, Giuseppe Pinelli, fermato il giorno stesso dell'attentato, dopo tre giorni di interrogatori il 15 dicembre si suicida buttandosi dal quarto piano del palazzo della Questura. Il giorno dopo, il tassista Cornelio Rolandi, afferma di aver accompagnato a piazza Fontana il giorno della strage, l’anarchico Pietro Valpreta, (il quale resterà in carcere per più di tre anni), e Mario Merlino.
Per la stampa e la televisione italiana è lui il ''mostro'' e il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, invia anche un messaggio di congratulazioni al questore di Milano.
La pista ''rossa'' si esaurisce presto.

Nel 1971 i magistrati mettono nel mirino l'estrema destra ed arrestano Franco Freda e Giovanni Ventura. Nel marzo del 1972 viene arrestato anche Pino Rauti fondatore di Ordine Nuovo.

Dopo la scarcerazione di Valpreda, la Corte di Cassazione assegna la competenza del processo a Catanzaro, nel 1973 fa la sua comparsa un nuovo personaggio chiave, il collaboratore del Sid (il servizio segreto militare) Guido Giannettini, che riesce a fuggire a Parigi dove continua per molto tempo ad essere stipendiato dai servizi. Sara' l'allora ministro della Difesa, Giulio Andreotti, a dire in un'intervista che Giannettini e' un uomo del Sid, criticando la decisione di non rendere noto il suo ruolo al momento del suo coinvolgimento. Solo due mesi dopo, Giannettini si consegna all'ambasciata italiana a Buenos Aires.
Le ombre sul servizio segreto militare si allungano con l'arresto nel 1974 del direttore del Sid, Vito Miceli.
Il processo continua senza grandi sorprese avvallando entrambe le tesi, con imputati anarchici e fascisti, nel 1976 si fa ancora più evidente il coinvolgimento del Sid, con l'arresto del generale Gian Adelio Maletti e il capitano Antonio La Bruna (entrambi iscritti alla loggia massonica P2), accusati di favoreggiamento nei confronti di Giannettini.

Al quarto processo a Catanzaro nel 1977 viene chiamato a testimoniare anche Andreotti, il quale oppone una lunga serie di ''non ricordo'' alle domande dei magistrati che volevano accertare come mai tre anni prima il ruolo svolto da Giannettini nei servizi era stato coperto dal segreto militare.

Il 20 marzo del 1981 il processo di appello a Catanzaro si conclude con una sentenza di assoluzione nei confronti di Freda e Ventura, e di Giannettini, che viene scarcerato.
Confermate invece le condanne, ma solo per associazione sovversiva, nei confronti di Valpreda e Merlino.

Ad ottobre del 1981 la Procura di Catanzaro riapre l'inchiesta sulla strage ed accusa di strage l'ex capo di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie. Verrà arrestato in Venezuela nel 1987, due anni dopo sarà assolto per non aver commesso il fatto.

Nel 1990 viene accusato della strage Delfo Zorzi, sospettato di esserne l'esecutore materiale ed è ritenuto legato all'Ufficio Affari riservati del Ministero degli Interni, diretto da Federico Umberto D'Amato, agente segreto anche lui iscritto alla P2. Zorzi viene condannato in primo grado all'ergatsolo insieme a Carlo Maria Maggi, ex camerata della cellula veneta di Ordine Nuovo.
Verrà assolto in appello nel 2004 e nel 2005 la Corte di Cassazione confermando l'assoluzione scrive la parola fine senza che l’individuazione dei colpevoli, con la beffa finale nei confronti dei parenti delle vittime, condannati per legge al pagamento delle spese processuali.

Perché, decine di governi di tutti i colori e titolari della Difesa e degli Interni avvicendatisi per anni a via XX Settembre e al Viminale, non sono riusciti mai ad impedire che su una delle pagine più nere della storia della Repubblica calasse il definitivo sipario?

I NOSTRI PADRONI ANCHE QUESTA VOLTA L’HANNO FATTA FRANCA!
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