I giovani legionari della nuova Italia

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Messaggio  Admin Lun 17 Gen 2011, 22:52

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L’Impero è fondato; sui Colli di Roma se ne respira finalmente e nuovamente il clima; le Legioni sfilano in parata sotto l’arco di trionfo; quanti martiri, quante lotte, quanta gloria! Chi  sa giudicare, a gesta compiuta, il grande cammino della nostra epoca?
Il dramma vissuto dagli Italiani di fede sarà reso noto più dalla storia che dalle cronache; la figura di Mussolini  giganteggerà sempre più alla luce di una grande Italia, col volgere dei lustri e dei secoli.
Risaliamo il Campidoglio; spingiamoci fin presso all’Ara dei Caduti per la Rivoluzione Fascista. Ancora prima di entrare nella modesta aiuola di fronde e di marmi, alla quale il nome di Arnaldo conferisce austerità e gentilezza, vediamo con occhi e con la mente la Roma di Mussolini, capitale magnanima di vasti domini e di genti di razze diverse, che furono, molti secoli fa, soggette al fiero dominio di Roma e che servono con orgoglio l’Impero dei nostri padri.
Ma l’Ara ci parla anche e soprattutto il linguaggio dell’epopea Fascista, della Rivoluzione e della Marcia su Roma,  fatti senza dei quali l’Italia non avrebbe esteso il suo dominio morale e politico oltre il Mediterraneo  per cosi vasta zona e per cosi vaste influenze civili e militari.
Già nel Medio Evo, qualche grande italiano aveva sentito l’orgoglio della razza e la poesia del grande passato di Roma. Secoli duri passarono per l’Italia; altre nazioni  divennero grandi e imperiali. Lassù, presso  alle gloriose pietre del Campidoglio, nelle miti e commovente atmosfere del mausoleo spirituale della Rivoluzione, un osservatore che ami il passato e il presente della patria sente la grandezza delle battaglie nuove e delle nuove conquiste dell’Italia Fascista.
L’Idea latina è così connessa all’Idea fascista, che nella tradizione di Roma, sembra colmato il lungo periodo del servaggio della nostra gente ad altre potenze egemoniche.
Ecco Roma imperiale, a pochi lustri dalle gloriose  campagne del Risorgimento. Ecco ricongiunta la millenaria Urbe al Gianicolo. Le Camice Nere hanno fatto fremere le ossa di Garibaldi. I profeti della grandezza d’Italia non soffersero invano l’Esilio e la tortura, la prigione e il patibolo. I Legionari ritornano, le bandiere spandono per tutta Italia la gioia dei colori che ancor pochi lustri fa, non potevano liberamente splendere in tutte le regioni della Patria.
L’intervento del 1915, la Vittoria, la Marcia su Roma, la rieducazione su base nazionale del Popolo Italiano, la grandiosa restaurazione rurale e edilizia voluta da Mussolini, i buoni trattati conseguiti con le altre grandi potenze, la signoria morale e militare del Mediterraneo, la lotta e la vittoria contro le forze straniere disgregatrici dell’ordine costituito e insidiatrici dello spirito nazionale per fini oscuri di dominio, sono tappe di questa epopea tutta impersonata dal fante divenuto camicia nera e nella Camicia Nera divenuta legionario. I padri, ossia gli ex combattenti vittoriosi di Vittorio Veneto, hanno combattuto sui campi del Continente nero a fianco dei loro figli; due generazioni si sono fuse per un comune ideale di riscossa; per il bene della Patria eterna. La storia la faranno i figli dei Legionari; la storia dirà con eloquenza maggiore di quella del nostro cuore e della nostra concitata parola, i fasti di questo martoriato periodo in cui si contano a migliaia gli esempi di eroismo per la vera grandezza del nostro Paese ridonato alla tradizione e alla dignità imperiale.  
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