Sui colli fatali.

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Messaggio  Admin Mer 16 Feb 2011, 20:41

Sui colli fatali. Legion10

Nelle metropoli, nelle borgate, ai campeggi, al mare e in tutto l’immenso giardino della Patria, ondate di bimbi e di bimbe, squadre di giovani, battaglioni di militi, di soldati, di Legionari, spandono il senso nuovo della forza del popolo italiano, nel clima imperiale. Se, per chi è nato e vissuto nel clima fiero e battagliero della Rivoluzione fascista, tutto questo gioioso spiegamento di speranza e di forze reali, non è che un logico sviluppo di una concorde volontà nazionale, per i veterani e per gli studiosi di storia e di critica della storia, il <<clima>> imperiale dell’Italia nuova, è la meravigliosa e miracolosa anticipazione della realtà storica di un’audace profezia.

LISSA, ADUA, CAPORETTO, furono vili menzogne.
Non sono passati molti lustri da quando i filosofi volevano trarre esperienza più dalle sconfitte che dalle vittorie. Ma pochi lustri son bastati per far mutare rotta alla grande nave della politica italiana. Mai, popolo soggetto alla ricchezza di altri popoli, osò vibrare più formidabili, più decisi, più disperati colpi di timone alla sua nave, dacché Roma non è più reggitrice delle sorti delle genti civili. È ritornato il vessillo dell’Impero sui Colli fatali; sono tornate le aquile sul Campidoglio. E’ tornata la forza tra i Legionari di Roma, la fede nelle più umili case, il vigore nelle schiere dei giovani che parlano il più legittimo idioma neo-romano. Tutte le onte sono cancellate; tutti i martiri sono vendicati; tutte le vergogne del passato sono tappe di una dura ascesa, nella quale il più grande cammino è stato compiuto per il risanamento dello spirito. Sono state recuperate le doti non mai distrutte, ma lungamente tormentate assopite, di una stirpe di giganti, cui la sorte inflisse per secoli divisioni, disperazione ed esilio.

Fu dunque impresa di titani.
Ma non bastò affrontare in armi un nemico agguerrito da altre potenze gelose dell’ascesa dell’Italia fascista; non bastò confidare nel giuramento delle Camice Nere, le quali avrebbero marciato, fitte come una muraglia di petti, anche contro la rabbia dei nemici esterni, ricchi e potenti sostenitori del nostro incivile avversario; fu necessario preparare un vasto fronte interno; smantellare antiche roccaforti accovacciate dietro ciclopici paravento di idee, in turpe solido connubio con potenti congreghe d’oltre Alpe. In una parola, fu necessario operare un rinnovamento spirituale nazionale, fatto che costituisce il monumento più ammirevole e meno vulnerabile delle costruzioni mussoliniane.

Si suol dire che Augusto trovò una Roma di mattoni e ne lasciò una di marmo. La verità è che Augusto trovò una Roma divisa nelle sue classi, come una costruzione di piccole pietre instabili, e ne lasciò una di blocchi eburnei saldamente connessi tra loro e formidabilmente basati sul grandioso piedistallo imperiale creato dalla sua genialità e dalla sua magnanima volontà.

Cotale è l’opera do Mussolini.
Egli solo, è degno di celebrare il bimillenario del grande costruttore dell’Impero ideato da Giulio Cesare. Distanze abissali separano l’Italia di oggi dall’Italia di pochi lustri addietro. Ma le tappe contrastate, le vergogne, gli insuccessi politici del periodo che seguì alle grandi imprese del glorioso e martoriato Risorgimento, furono necessarie. I profeti e i Condottieri, traggono forza e genialità dalle asprezze e dalle ingiustizie. In alto i cuori e le bandiere! L’Italia è in marcia, e nessuna forza umana può arrestarne il giusto cammino, sulle orme ancor profonde e visibili, dei padri e degli Eroi.


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