29 luglio 1883 – 29 luglio 2011 L’altro Mussolini.

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Messaggio  Admin Mer 27 Lug 2011, 21:55

29 luglio 1883 – 29 luglio 2011  L’altro Mussolini. Liber22029 luglio 1883 – 29 luglio 2011  L’altro Mussolini. Arrest10

Ricordiamo il giorno che nacque Mussolini, con  la certezza che la sua umanità resterà nell’eternità.
Oggi come ieri noi Fascisti, ritroviamo in esso la Fiamma che illumina il percorso da seguire per giungere alla definitiva vittoria. Sconfiggere la democrazia liberale, obbiettivo che Mussolini  perseguiva sia da militante, che da Capo del Governo.

Ha dimostrazione di quanto sia letale il liberalismo, riportiamo il sottostante  articolo a firma B. Mussolini, del 1909.
NEGLI ANNI TUTTO CAMBIATO, NULLA CAMBIATO.        

Medaglione borghese
LO SPECULATORE  
Si alza presto al mattino. L’affare lo spinge fuori di casa non appena albeggia. Il suo campo d’azione è la Borsa. Qui trova i suoi complici, i suoi rivali, qui combatte le sue dure battaglie, qui vive tutta la sua vita in una rapidissima vicenda alterna di ansie, di dubbi, di speranze, di sconfitte e di vittorie. La sua fronte è bassa, sfuggente, il suo occhio è piccolo, acuto -  qualche volta ha dei scintillamenti vitrei, feroci, spaventevoli. Il denaro – l’auri sacra fames – ha inciso su quel volto le stigmate dell’avventuriero, del senza scrupoli che nella Borsa, nel mondo degli affari non ha un tremito di pietà nel liquidare un rivale modesto o nell’ordine un colpo sicuro. Quest’uomo che sembra all’occhio superficiale dell’osservatore un essere completamente innocuo, quest’uomo regolare – che ha una famiglia e rincasa presto la sera – quest’uomo ha qualche volta nelle mani i destini di centinaia e migliaia d’individui ch’egli con un sol gesto può arricchire o piombare nella miseria. Lo speculatore stende i suoi tentacoli su tutte le estrinsecazioni dell’energia umana nel bene e nel male. egli cava denaro da una guerra, sia vittoriosa o vinta la nazione alla quale appartiene – una sventura nazionale non arresta la sua furia di animale predatore. Il suo cuore non si commuove – al sentimento ha sostituito il freddo calcolo – alla poesia la cifra – all’arte il prezzo dell’opera in contanti. Specula sulle case ed ecco migliaia d’inquilini che alzano le braccia al cielo, nella visione dell’usciere che viene a gettare le masserizie nel mezzo della strada – si getta sul grano ed ecco i poveri che devono ridurre la razione del pane quotidiano come nei tempi di carestia – si getta sul vino e vi avvelena il prossimo.
Lo speculatore azzarda il grande gioco. Le poste qualche volta sono enormi.
Perdere, significa spesso morire. Perciò la speculazione lo assorbe anche nei momenti passionali e nei luoghi sacri. Interromperà una discussione d’arte per chiedere il prezzo del petrolio – leggerà il giornale ma solo dal listino dei cambi in giù. Sembrerà freddo alla moglie, serio coi  bambini, laconico con tutti. Lento nel meditare le vendette,  freddo nell’eseguirle – lo speculare porta nella società i costumi della macchia e malgrado indossi il frack,  ha più delitti sulla coscienza che qualunque bandito.
E’ il prodotto tipico della società borghese. Quando è in auge, tutti lo riveriscono, lo lusingano, lo temono. I giornali dedicano trafiletti laudativi alle sue imprese fortunate, deputati, senatori e anche magistrati si pongono al suo servizio – il popolino lo guarda stupito. Quando rovina, quando dalla ricchezza piomba nella miseria, tutti gli scagliano contro la pietra, ognuno porta l’aculeo per intessergli la corona di spine – i nemici tripudiano attorno alla sua bara e un coro di maledizioni lo accompagnerà nella fossa.  

LO STROZZINO
Nella scala della perversità umana, lo strozzino occupa un livello ancor più basso. Egli è il corvo che segue i cadaveri della società borghese, è la iena che li dissotterra per spogliarli. Qualche volta ha la suprema ipocrisia di piangere davanti alle innumerevoli vittime che egli spinge al suicidio – ma non credete alle sue lacrime – lo fa per ingannare voi, noi tutti, il codice, la giustizia, l’umanità.
La grande città rigetta ogni sera, ogni mattina, centinaia d’individui che attraverso gl’ingranaggi delle sue istituzioni hanno perduto brandelli di carne, di salute, di onore. Sono i miserabili che per una donna discendono tutti i grandi dell’abiezione, gli infelici che per comprendere un gioiello alla superficiale prostituta che li tradisce non esitano a firmare una cambiale falsa. Sono gli indemoniati dalla passione del gioco che escono dalle lunghe veglie attorno al tavolo verde, cogli occhi luccicanti, col passo tremulo, la voce roca, il disgusto nell’anima, il vuoto nelle tasche – la prospettiva del suicidio quale via unica di salvezza. Sono i disgraziati che hanno faticato lungo tutti i calvari del bisogno ed hanno finito per essere crocifissi da un articolo del codice penale - sono gli ingenui, i buoni, gli ottimisti – raggirati dà furbi – spogliati dai malvagi – gettati sul lastrico da un cumulo di palesi e subdole ostilità: sono gli innumeri che colpiti da una sventura non giungono a riaversi, che non arrivano a fronteggiare completamente una scadenza a la banca, o l’impegno con un amico. Tutti quelli insomma che per un motivo o per l’altro ad un dato punto della loro vita debbono consegnare nelle mani d’uno strozzino, come un ammalato si consegna al chirurgo.
E lo strozzino vi guarderà anzitutto lungamente negli occhi. Vorrà che voi gli raccontiate la vostra miseria e dopo che avete arrossito, dopo che voi avrete pianto di dolore e di vergogna, lo strozzino vi chiederà con voce fredda, tagliente come una lama di Toledo, quali garanzie offrite della vostra solvibilità. Voi sentite che firmando il prestito al 50, al 60, al 100, al 150 per cento – è un laccio orribile che vi mette al collo – voi sentite di soffocare, ma di fuori v’è qualcuno che aspetta, v’è una banca che minaccia il protesto, v’è un articolo del codice che vi  fa tremare, v’è un ricattatore che sta per mettervi sulla piattaforma dell’universale disprezzo, vi sono, molte volte, delle persone care che dal vostro lento morire di un’ora, attendono una scintilla di vita … e firmate … Da quel momento voi siete uno schiavo, lo sciavo d’un ignobile predone.
Eppure la legge, la società attuale, tollera lo strozzinaggio. E tanta è l’ipocrita viltà dell’epoca nostra, che se lo strozzino muore lasciando migliaia di lire a un istituto di beneficenza – non mancheranno <> ai funerali e la proposta di un ricordo marmoreo per tramandare ai posteri l’effigie del munifico <>.

Ha! Come sei grande, pura, immacolata, o morale, o santa morale della società borghese!
 
Da  L’Avvenire del Lavoratore, n. 17 1 maggio 1909, V
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