Movimento dei Forconi: Dai giornalisti della televisione e della carta stampata nessuna informazione.
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Movimento dei Forconi: Dai giornalisti della televisione e della carta stampata nessuna informazione.
Questi, maledetti, servi del capitalismo hanno ancora una volta dimostrato quanto valgono. NULLA!
In Sicilia sono iniziati 5 giorni di LOTTA contro il parlamento e il governo delle banche e dei massoni, asservito al volere e agli interessi internazionali.
Al momento, sotto il simbolo del forcone si sono riuniti in lotta autotrasportatori, agricoltori, pastori, allevatori e pescatori. Ma presto potrebbero aggiungersi, massicciamente, donne, giovani e disoccupati.
L’obiettivo e togliere il tappo a questa “falsa democrazia”. Finalmente le categorie si fanno sentire, lottare è possibile per costruire la Democrazia Partecipativa. Questa protesta accolta dal popolo siciliano, non asservito al regime, con entusiasmo, è stata fortemente contestata dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, il quale difendendo il capitalismo nazionale e internazionale, che sfrutta il popolo e la terra di Sicilia, ritiene irresponsabile il comportamento delle categorie in Lotta, e si è appellato al senso di responsabilità che deve accomunare tutti nell'affrontare l'attuale situazione di crisi che colpisce tutti i settori. Questo dissennato appello, rivolto a chi vive nelle ristrettezze di ogni giorno non poteva, che, venire da un rappresentante del capitalismo, che lascia la Sicilia per insediarsi nei paesi d’oriente. Lo Bello, senza vergogna chiede ai potentati politici di porre in essere concreti provvedimenti per scongiurare inaccettabili blocchi stradali che limitando la libertà (capitalista) d'impresa.
Questo capitalista deve sapere che pur avendo occupato luoghi strategici e simbolici in tutta la regione: <>, gli organi mafiosi dell’informazioni televisiva hanno omesso di rilevare quanto stava accadendo in Sicilia, lo stesso hanno fatto i mafiosi della carta stampata.
Nonostante che la sorte ha voluto che stamani piovesse, presidi si contano in quasi tutti i comuni dell’isola. A Gela è stata bloccata la città anche grazie alla partecipazione dei lavoratori della raffineria, ad Avola i commercianti hanno chiuso le loro attività, mentre gli studenti delle scuole hanno seguito i manifestanti nei diversi presidi. Gli studenti di Rosolini, invece, hanno scelto l’occupazione delle scuole come forma di protesta. A Palermo, è stato bloccato il porto e la A 19, code e rallentamenti si verificano in tutte le principali autostrade siciliane. Nel catanese gravi disaggi si sono avuti nella viabilità ad Acireale, San Gregorio e Giarre.
Per i siciliani, ormai, sono insostenibili i costi delle assicurazioni dell’autotrasporto ( superiore di oltre il 40% rispetto alle regioni del Nord), del carburante ( anch’esso superiore del 7%, rispetto alle regioni del Centro e del Nord), gli interessi e le more imposte sulle cedole della Serit, (equitalia in Sicilia) le mancate assegnazioni dei contributi europei all’agricoltura. Agricoltura, prima costretta all’acquistato a caro prezzo le quote latte, per dopo scoprire che dal 2015 verranno abolite, ed ancora, costretti a subire la grande distribuzione che impone i prezzi dell’ortofrutta, senza che esista un vero mercato che permetta alle aziende agricole di guadagnare e quindi poter lavorare.
In Sicilia sono iniziati 5 giorni di LOTTA contro il parlamento e il governo delle banche e dei massoni, asservito al volere e agli interessi internazionali.
Al momento, sotto il simbolo del forcone si sono riuniti in lotta autotrasportatori, agricoltori, pastori, allevatori e pescatori. Ma presto potrebbero aggiungersi, massicciamente, donne, giovani e disoccupati.
L’obiettivo e togliere il tappo a questa “falsa democrazia”. Finalmente le categorie si fanno sentire, lottare è possibile per costruire la Democrazia Partecipativa. Questa protesta accolta dal popolo siciliano, non asservito al regime, con entusiasmo, è stata fortemente contestata dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, il quale difendendo il capitalismo nazionale e internazionale, che sfrutta il popolo e la terra di Sicilia, ritiene irresponsabile il comportamento delle categorie in Lotta, e si è appellato al senso di responsabilità che deve accomunare tutti nell'affrontare l'attuale situazione di crisi che colpisce tutti i settori. Questo dissennato appello, rivolto a chi vive nelle ristrettezze di ogni giorno non poteva, che, venire da un rappresentante del capitalismo, che lascia la Sicilia per insediarsi nei paesi d’oriente. Lo Bello, senza vergogna chiede ai potentati politici di porre in essere concreti provvedimenti per scongiurare inaccettabili blocchi stradali che limitando la libertà (capitalista) d'impresa.
Questo capitalista deve sapere che pur avendo occupato luoghi strategici e simbolici in tutta la regione: <
Nonostante che la sorte ha voluto che stamani piovesse, presidi si contano in quasi tutti i comuni dell’isola. A Gela è stata bloccata la città anche grazie alla partecipazione dei lavoratori della raffineria, ad Avola i commercianti hanno chiuso le loro attività, mentre gli studenti delle scuole hanno seguito i manifestanti nei diversi presidi. Gli studenti di Rosolini, invece, hanno scelto l’occupazione delle scuole come forma di protesta. A Palermo, è stato bloccato il porto e la A 19, code e rallentamenti si verificano in tutte le principali autostrade siciliane. Nel catanese gravi disaggi si sono avuti nella viabilità ad Acireale, San Gregorio e Giarre.
Per i siciliani, ormai, sono insostenibili i costi delle assicurazioni dell’autotrasporto ( superiore di oltre il 40% rispetto alle regioni del Nord), del carburante ( anch’esso superiore del 7%, rispetto alle regioni del Centro e del Nord), gli interessi e le more imposte sulle cedole della Serit, (equitalia in Sicilia) le mancate assegnazioni dei contributi europei all’agricoltura. Agricoltura, prima costretta all’acquistato a caro prezzo le quote latte, per dopo scoprire che dal 2015 verranno abolite, ed ancora, costretti a subire la grande distribuzione che impone i prezzi dell’ortofrutta, senza che esista un vero mercato che permetta alle aziende agricole di guadagnare e quindi poter lavorare.
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