Brescia: L'appello che fa rabbia agli antifascisti
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Brescia: L'appello che fa rabbia agli antifascisti
Dopo la pronuncia di assoluzione del 16 novembre 2010, della Corte d’Assisi di Brescia, il 14 aprile 2012, anche i giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia hanno confermato la sentenza di assoluzione (questa volta depurata dalla formula dubitativa) in primo grado che assolveva i Camerati, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, e gli altri due coimputati Maurizio Tramonte, ex collaboratore del Sid e il generale dei carabinieri Francesco Delfino.
Un’ulteriore figuraccia per i pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni, persecutori dei Fascisti, per i quali ancora una volta avevano chiesto l’ergastolo.
Non gli è stato sufficiente aver ricorso in appello contro l’assoluzione in Corte d’Assisi, dopo l’ulteriore assoluzione dichiarano di voler ricorrere il Cassazione, un altro sperpero del pubblico denaro, per anni si è indagato in un'unica direzione, tre inchieste nessun colpevole. La prima contro uomini della comunità Fascista di Brescia, la seconda contro i Camerati di Milano, la terza contro Fascisti veneti; undici processi, undici sentenze che non hanno portato a nulla. 38 anni di persecuzioni “democratiche” contro Camerati in lotta.
A questo punto come possiamo avere un sentimento di dolore per le otto persone uccise, tutte antifasciste, se per 38 anni i Camerati hanno vissuto una vita di umiliazione, e una lenta morte civile per quelle accuse infamati. E non solo l’attimo che dà la morte.
Al sentimento di Carlo Maria Maggi, che dice: "Ero pacifico. Me l'aspettavo perché sono assolutamente innocente. Ho atteso l'esito con fiducia, ma anche con un po' di paura. L'unica certezza è che io non c'entro niente con quella strage" e di Delfo Zorzi che ha affermato: "In un processo solamente indiziario ha vinto il garantismo dei giudici e la passione dei miei legali”, fa da contrappeso la rabbia e l’indignazione del presidente dell’Associazione familiari delle vittime Manlio Milani, un antifascista incallito che, ha perso la moglie in quel terribile 28 maggio del '74, convinto che per i male del mondo la colpa è dei Fascisti, non accetta la mancata condanna, e continua a sbuffare: "Purtroppo il vero danno a questo processo è stato fatto all'inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l'esplosivo usato e il detonatore utilizzato. A ciò si accompagna tutta una serie di altri silenzi e di reticenze anche da parte di chi sapeva ciò che era accaduto". E ha annunciato: "Sicuramente ricorreremo in Cassazione".
A questo proposito il pm Roberto Di Martino, persecutore dei Fascisti, prendendo atto delle sentenze d’assoluzioni, aggiunge che è molto probabile che verrà confermata anche un eventuale terzo grado.
Un’ulteriore figuraccia per i pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni, persecutori dei Fascisti, per i quali ancora una volta avevano chiesto l’ergastolo.
Non gli è stato sufficiente aver ricorso in appello contro l’assoluzione in Corte d’Assisi, dopo l’ulteriore assoluzione dichiarano di voler ricorrere il Cassazione, un altro sperpero del pubblico denaro, per anni si è indagato in un'unica direzione, tre inchieste nessun colpevole. La prima contro uomini della comunità Fascista di Brescia, la seconda contro i Camerati di Milano, la terza contro Fascisti veneti; undici processi, undici sentenze che non hanno portato a nulla. 38 anni di persecuzioni “democratiche” contro Camerati in lotta.
A questo punto come possiamo avere un sentimento di dolore per le otto persone uccise, tutte antifasciste, se per 38 anni i Camerati hanno vissuto una vita di umiliazione, e una lenta morte civile per quelle accuse infamati. E non solo l’attimo che dà la morte.
Al sentimento di Carlo Maria Maggi, che dice: "Ero pacifico. Me l'aspettavo perché sono assolutamente innocente. Ho atteso l'esito con fiducia, ma anche con un po' di paura. L'unica certezza è che io non c'entro niente con quella strage" e di Delfo Zorzi che ha affermato: "In un processo solamente indiziario ha vinto il garantismo dei giudici e la passione dei miei legali”, fa da contrappeso la rabbia e l’indignazione del presidente dell’Associazione familiari delle vittime Manlio Milani, un antifascista incallito che, ha perso la moglie in quel terribile 28 maggio del '74, convinto che per i male del mondo la colpa è dei Fascisti, non accetta la mancata condanna, e continua a sbuffare: "Purtroppo il vero danno a questo processo è stato fatto all'inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l'esplosivo usato e il detonatore utilizzato. A ciò si accompagna tutta una serie di altri silenzi e di reticenze anche da parte di chi sapeva ciò che era accaduto". E ha annunciato: "Sicuramente ricorreremo in Cassazione".
A questo proposito il pm Roberto Di Martino, persecutore dei Fascisti, prendendo atto delle sentenze d’assoluzioni, aggiunge che è molto probabile che verrà confermata anche un eventuale terzo grado.
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