I 100 anni di Priebke

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Messaggio  Admin Gio 01 Ago 2013, 00:08

I 100 anni di Priebke Priebk10

Anni fa un anziano Camerata, vedendomi scandalizzato per quanto gli  israeliani stavano facendo al Popolo di Gaza, mi dono la fotocopia di una vecchia rivista “Edizioni Avgvstea –Roma”, da dove oggi estrapolato la seguente citazione: << Ma soprattutto gli ebrei sono funesti perché inassimilabili: la loro inassimilabilità, che per il loro interesse collettivo è una virtù, li rende disgregatori per qualunque comunità in cui riescano a farsi accogliere col farsi ipocritamente credere pronti ad assimilarsi. Onde la necessità di respingerli ed isolarli, tanto più sentita da chi più loro riconosce la virtù anzi detta, e l’intransigenza feroce del loro nazionalismo e razzismo>>.

Citazione alla quale non ho mai dato importanza ritenendola un forzatura dell’epoca, ma,
da lunedì 29 luglio 2013,  smarrito, debbo rilevare che in quella citazione vi è un fondo di verità, constatato che la comunità ebraica romana, con l’intento di perseguitare Erich Priebke, che proprio quel giorno compiva 100 anni, ha organizzato sotto la sua abitazione un sit in (non autorizzato), esponendo non il tricolore ma, il simbolo criminale dello stato “abusivo “ di Israele, dimostrando, effettivamente, la loro inassimilabilità.

Hanno esposto il simbolo di un marmaglia che da anni massacra il Popolo palestinese con bombardamenti ed attacchi indiscriminati, per portare alla memoria fatti accaduti il lontano 24 marzo del 1944, quando Erich Priebke, obbedendo ad un ordine di Herbert Kappler, fucilo alle Fosse Ardeatine, 335 prigionieri (tra cui 75 ebrei), come azione di rappresaglia in risposta  all'attentato di via Rasella, del quale conclusa la seconda guerra mondiale si vantarono, due ignobili comunisti, Capponi e Bentivegna

Gli ebrei presenti a Roma, con il loro sit in, volevano impedire ad un vecchietto centenario di soffiare alla sua centesima candelina, in santa pace. Questi protetti, all’arrivo di un giovane uomo che portava con sé una scatola regalo rossa, probabilmente una bottiglia, lo indicano come il nipote del capitano Priebke, lo insultato ed aggrediscono, gli urlano «assassino», costringendo la polizia ad intervenire. Un intervento contro la parte offesa, visto che ha caricato il giovane su una volante portandolo via, per sottrarlo alla arrogante violenza dei manifestanti. Un gesto che conferma il senso di odio infinito che i manifestanti covano dentro.  
Ad alimentare tatto quest’odio, Riccardo Pacifici leader della Comunità ebraica romana che giorni prima aveva invitato il presidente della Repubblica (compagno) Giorgio Napolitano e il sindaco capitolino (pidiessino) Ignazio Marino a sorvegliare sulle celebrazioni pubbliche del centenario, di quello che ritiene un criminale di guerra.
Ad esso si sono uniti tanti servi rossi, fra cui:
- il deputato di Sel Sergio Boccadutri che detto:  “festeggiare  sarebbe un atto provocatorio inaccettabile, un oltraggio a tutte le vittime dell'Olocausto e in particolare alle 335 vittime della strage delle Fosse Ardeatine, per cui Priebke è stato condannato all'ergastolo";
- il sindaco di Roma Marino, che ha spiegato che «non è accettabile che il compleanno di un criminale che ha partecipato alla violenta esecuzione di cittadini inermi, a scopo di rappresaglia, possa essere utilizzato per fare apologia di fascismo e nazismo. La città non lo tollererà».

Il capitano Erich Priebke, nella metà degli anni novanta viene estradato in Italia dal Argentina, finendo alla sbarra davanti a un tribunale mediatico e giudiziario. Nel '96 avrebbe dovuto essere scarcerato a seguito del "non doversi procedere" deciso dal Tribunale militare, ma la scarcerazione non avvenne mai a causa delle sollevazioni tumultuose organizzate nell'aula di tribunale, la giustizia piegata al volere della comunità ebraica, fin quando non arrivò l'agognata sentenza, l'ergastolo.
Va ricordato che nel primo processo del 1948 davanti al Tribunale militare di Roma, tutti gli ufficiali presenti, ad eccezione del capo Kappler (che fu condannato all'ergastolo), furono prosciolti per aver ubbidito ad ordini superiori, la sentenza fu confermata in appello e in Cassazione. Sarebbe stato prosciolto anche Priebke, ma lui non c'era.

Dopo una lunga detenzione,  applicando la legge, i magistrati hanno concesso a Priebke gli arresti domiciliari per motivi di età, presso l'abitazione di via Cardinal San Felice  nel quartiere romano della Balduina, dal 2009, ormai assistito da una badante, gli viene permesso di uscire di casa, accompagnato dalla scorta, "per fare la spesa, andare a messa, in farmacia", "benefici" che la legge prevede per tutti i detenuti nelle condizioni di Priebke, e non vi è alcuna ragione perché egli non ne goda al pari di ogni altro.

A Priebke, gli ebrei romani non gli riconoscono il diritto alla vita, la sua colpa non aver disobbedito ad un ordine, fatto che di certo l’avrebbe portato innanzi al plotone d’esecuzione.  

Liberapresenza, vergognandosi per questi antitaliani, ricorda altre stragi compiute dopo pochi giorni dalla sbarco in Sicilia dai loro padroni americani.
Non furono rappresaglia ma capriccio.  Questo quanto dichiarò il tenente colonnello W.E. King, cappellano della 45a divisione Usa: “trovai una fila di cadaveri sulla strada che dall'aeroporto portava al paese di Biscari, a pochi metri da una grande quantità di bossoli americani, trovai altri cadaveri allineati, quindi, presumibilmente, fucilati, prima di giungere all'aeroporto, dove venni a conoscenza di un ulteriore gruppo di militari italiani fucilati”.
La testimonianza del cappellano permise lo svolgersi di un regolare processo, dal quale emerse la colpevolezza del sergente Horace West. Effettivamente colpevole, West fu condannato all’ergastolo ma, al contrario di Priebke, non ha scontato neppure un anno della pena. Il governo americano ha garantito l’impunità. L'immagine americana non doveva essere compromessa, Il capitano John Compton, che si difese dicendo di aver eseguito soltanto gli ordini di Patton, al contrario di West, venne assolto dall'accusa di aver compiuto quei massacri.
È noto (da testimonianze rilasciate da decine di soldati ed ufficiali al processo sui crimini di Biscari), che il generale Patton avrebbe detto ai suoi militari prima dello sbarco, "Uccidere, uccidere e uccidere un po’ di più".

Fino ad oggi nessuna giustizia hanno avuto i parenti della strage di civili e militari avvenuta a vittoria, né dell’eccidio dei 15 carabinieri avvenuto a Passo di Piazza, nè sullo "scudo umano", fatto di prigionieri italiani, usato per costringere quanti resistevano allo sbarco ad arrendersi agli alleati, tanto meno per le stragi avvenute nel Cortile Barbarino ad Avola, alla saponeria Garilli a Canicattì, e a Piano Stella.

Per questo riteniamo l'accanimento, ebraico, verso un vecchio centenario, la cui vita volge al desio, eccessivo e sbagliato, completamente estraneo a ogni senso di umana pietà, a tal proposito  Indro Montanelli nel lontano 1996 scrisse: "non abbiamo paura di dirlo anche quando coloro che pensano e vedono ingiusto sono i padroni della piazza".  
In difesa del diritto a festeggiare la veneranda età dei 100 anni di Priebke si è schierato l’avv. Carlo Taormina, che a scritto un tweet nel quale annuncia che brinderà da solo ai 100 anni del suo vecchio assistito, <<se non altro perché un paese che non permette di fare qualcosa che non è reato è nazista>>.

Il 29 luglio, sono stati in tanti a brindare ai cento anni di Priebke, speriamo che questa occasione non è servita per alimentare lo stesso odio che coltiva la comunità ebraica, per i lontani fatti avvenuti in tempo di guerra.
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