Apologia del Fascismo: Giovinezza e Faccetta Nera in classe!
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Apologia del Fascismo: Giovinezza e Faccetta Nera in classe!
Se ad intonare Giovinezza o Faccetta Nera, è un Camerata, peggio un nucleo di essi, le forze dell’ordine immediatamente segnalano agli organi giudiziari il nominativo o i nominativi, degli incauti “cantanti”, i quali rischiano un’incriminazione per il reato d’apologia del fascismo, punita dal 1952 con la, sempre più vergognosa, legge Scelba.
Altra cosa accade se gli stessi canti vengono proposti da un insegnante di musica e approvati dal consiglio di classe su programma ministeriale. Questo è quanto è accaduto in un istituto scolastico milanese.
Quando l’insegnante rende quei canti strumento d’insegnamento per gli alunni di terza Media, viene contestato da un solo genitore. La madre di una ragazzina di 13 anni, che rovistando tra gli spartiti di musica assegnati alla figlia ne scorge due del ventennio Fascista, Giovinezza e Faccetta Nera, immediatamente chiede spiegazioni al docente, il quale riferisce che l’insegnamento di alcune canzoni come quelle contestate, per gli studenti di terza media sono prassi, o quasi, perché si tratta di un programma multidisciplinare di – storia geografia letteratura e musica -.
Anche se questo, già nel 2011 aveva suscitato polemiche in Veneto e in Puglia.
Quella madre, dice: “mio nonno è morto da partigiano”, e dichiarandosi molto amareggiata per la risposta avuta dall’insegnante, chiama un quotidiano nazionale, con il preciso scopo di scandalizzare, e fare di quella scelta un caso; “non vuole che la figlia impari a memoria quelle canzoni Fasciste”, ritiene che cantare e suonare quelli che erano due inni del fascismo oltre a essere inopportuno in una classe con almeno uno studente di colore (ritenendo, nella totale ignoranza che Faccetta nera è una canzone razzista), possa essere anche un illecito penale. Lei afferma: “Una cosa è dire che sono esistite queste canzoni una cosa è farle imparare”.
Interpellata la preside della scuola fa sapere che si tratta di un programma in cui viene affrontato il periodo storico che va dalle guerre di indipendenza alla 2° guerra mondiale, Il programma proposto dall’insegnante di musica, infatti, contempla un quadro di musiche e testi delle due guerre, oltre le due canzoni mussoliniane era previsto lo studio di altre due canzoni del ventennio, “Ti saluto vado in Abissinia” e “Giarabub” una canzone del 1941. “Ta pum” (una canzone del periodo della I Guerra mondiale) “La Tradotta”, un canto degli Alpini e “La leggenda del Piave”, inno nazionale italiano dal 1943 al 1946. C’erano anche due inni partigiani come “Bella Ciao” e “Fischia il vento”.
Sul caso è stato interpellato, persino il ministero dell’Istruzione, il quale se ne lavato le mani, non rilasciando alcuna dichiarazione perché si tratta di una “questione interna alla scuola”, “esiste l’autonomia della scuola ed è il dirigente scolastico che deve rispondere”, i poteri di intervento per il Ministero esistono “solo in caso di violazioni”.
Gli alunni di quell’istituto scolastico possono suonare e cantare gli inni del Fascismo nella più assoluta tranqulità. La stessa cosa può fare la mamma dell’alunna, per quanto attiene l’illecito penale, considerato che questa falsa “democrazia” e attenta a perseguitare, solo quanti, nonostante tutto, ancora oggi si identificano nei valori del Fascismo.
Altra cosa accade se gli stessi canti vengono proposti da un insegnante di musica e approvati dal consiglio di classe su programma ministeriale. Questo è quanto è accaduto in un istituto scolastico milanese.
Quando l’insegnante rende quei canti strumento d’insegnamento per gli alunni di terza Media, viene contestato da un solo genitore. La madre di una ragazzina di 13 anni, che rovistando tra gli spartiti di musica assegnati alla figlia ne scorge due del ventennio Fascista, Giovinezza e Faccetta Nera, immediatamente chiede spiegazioni al docente, il quale riferisce che l’insegnamento di alcune canzoni come quelle contestate, per gli studenti di terza media sono prassi, o quasi, perché si tratta di un programma multidisciplinare di – storia geografia letteratura e musica -.
Anche se questo, già nel 2011 aveva suscitato polemiche in Veneto e in Puglia.
Quella madre, dice: “mio nonno è morto da partigiano”, e dichiarandosi molto amareggiata per la risposta avuta dall’insegnante, chiama un quotidiano nazionale, con il preciso scopo di scandalizzare, e fare di quella scelta un caso; “non vuole che la figlia impari a memoria quelle canzoni Fasciste”, ritiene che cantare e suonare quelli che erano due inni del fascismo oltre a essere inopportuno in una classe con almeno uno studente di colore (ritenendo, nella totale ignoranza che Faccetta nera è una canzone razzista), possa essere anche un illecito penale. Lei afferma: “Una cosa è dire che sono esistite queste canzoni una cosa è farle imparare”.
Interpellata la preside della scuola fa sapere che si tratta di un programma in cui viene affrontato il periodo storico che va dalle guerre di indipendenza alla 2° guerra mondiale, Il programma proposto dall’insegnante di musica, infatti, contempla un quadro di musiche e testi delle due guerre, oltre le due canzoni mussoliniane era previsto lo studio di altre due canzoni del ventennio, “Ti saluto vado in Abissinia” e “Giarabub” una canzone del 1941. “Ta pum” (una canzone del periodo della I Guerra mondiale) “La Tradotta”, un canto degli Alpini e “La leggenda del Piave”, inno nazionale italiano dal 1943 al 1946. C’erano anche due inni partigiani come “Bella Ciao” e “Fischia il vento”.
Sul caso è stato interpellato, persino il ministero dell’Istruzione, il quale se ne lavato le mani, non rilasciando alcuna dichiarazione perché si tratta di una “questione interna alla scuola”, “esiste l’autonomia della scuola ed è il dirigente scolastico che deve rispondere”, i poteri di intervento per il Ministero esistono “solo in caso di violazioni”.
Gli alunni di quell’istituto scolastico possono suonare e cantare gli inni del Fascismo nella più assoluta tranqulità. La stessa cosa può fare la mamma dell’alunna, per quanto attiene l’illecito penale, considerato che questa falsa “democrazia” e attenta a perseguitare, solo quanti, nonostante tutto, ancora oggi si identificano nei valori del Fascismo.
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