1915 – 1918: ricordando il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, al pari del sovversivismo rosso, Papa Francesco, afferma: «Strage inutile»

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Messaggio  Admin Lun 25 Mag 2015, 04:26

1915 – 1918: ricordando il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, al pari del sovversivismo rosso, Papa Francesco,  afferma: «Strage inutile» Papa-f10

Appena l’anno scorso ricordavamo l’inizio della Prima Guerra Mondiale, nel contempo ricordavamo il ferimento del Bersagliere Benito MUSSOLINI, convinti che bastasse.
Ritenevamo i governi “democratici” del prefascismo colpevoli di essersi allineati alle vili posizioni delle forze sovversive ed antitaliane, allineamento che portò il direttore de l’Avanti! (organo ufficiale dei socialisti italiani)  alla difficile posizione di contrapposizione con la classe dirigente socialista, dichiarandosi decisamente per l’immediato interventismo, scelta che lo costrinse ad abbandonare la direzione di quel quotidiano, in seguito alla espulsione dal partito internazionale della sovversione.

Per il peso che avranno successivamente nella storia d’Italia queste due circostanze ci spingiamo ad accennare seppur brevemente i motivi che portarono alla  frattura di MUSSOLINI col Partito Socialista,

Per il suo temperamento per la sua insofferenza, per la costante esigenza di rivoluzione e di rinnovamento, MUSSOLINI aveva intuito, anzi sentito prepotentemente, che solo un evento come la guerra avrebbe consentito di imporre una battaglia rivoluzionaria contro il decadente sistema democratico borghese.

Il partito socialista ufficiale non avvertì questa esigenza storica e preferì rimanere ancorato, agli scogli teorici del neutralismo ad oltranza contro la . Tuttavia MUSSOLINI tenta ancora un dialogo, conducendo inizialmente la lotta all’interno del partito socialista, nonostante l’aperta ostilità e l’antagonismo conformista dei suoi dirigenti. Il 18 ottobre pubblica sull’Avanti! un articolo intitolato .
Alla riunione della Direzione del partito del 20 ottobre a Bologna, presenta un ordine del giorno nel quale sostiene che la formula della neutralità assoluta è troppo impegnativa e propone che il partito si riservi di determinare la sua azione nell’eventualità della partecipazione italiana alla guerra. L’ordine del giorno viene respinto e MUSSOLINI si dimette da direttore del quotidiano del partito.

Il 15 novembre MUSSOLINI compiva un passo decisivo accentuando la frattura con il suo Partito dando vita al nuovo quotidiano . L’articolo di fondo , intitolato , dopo aver illustrato le ragioni della politica interventista, chiudeva con un vibrante appello alla gioventù italiana
< …E’ a voi, giovani d’Italia: giovani delle officine e degli atenei; giovani d’anni e giovani di spirito; giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha commesso di fare la storia; è a voi che io lancio il mio grido augurale, sicuro che avrà nelle vostre file una vasta risonanza di echi e di simpatie. Il grido è una parola che io non avrei mai pronunciato in tempi normali e che innalzo invece forte a voce spiegata, senza infingimenti, con sicura fede, oggi: una parola paurosa e fascinatrice: GUERRA ! >.  

In una tumultuosa assemblea della Sezione Milanese del Partito Socialista  al Teatro del Popolo, il 25 novembre 1914 , MUSSOLINI venne espulso dal partito. Abbandonando il Teatro pronunciò la famosa frase: .

Benito MUSSOLINI, da rivoluzionario, iscritto socialista e direttore dell’organo ufficiale del Partito Socialista Avanti! non esitò a gettare alle ortiche tutto il suo bagaglio internazionalista, la popolarità e la poltrona direttoriale e passa all’interventismo. Con Corridoni. De Ambris, Olivetti, Michele Bianchi, Martinetti ed altri, fonda i Fasci di Azione Rivoluzionaria.
Cesare Battisti da Trento e Gabriele d’Annunzio dalla Francia, ingrossano le file degli agitatori interventisti che galvanizzavano le folle su tutte le piazze d’Italia creando l’atmosfera che indusse Governo e Re alla storica decisione di entrare in guerra a fianco dei vecchi nemici.    

La tesi della neutralità sostenuta dal Partito Socialista, dai clericali e dal più volte Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti che manovrava l’opposizione dei deputati a Montecitorio e cioè dei così denominati dalle assicurazioni di Giolitti secondo le quali la Triplice avrebbe dato all’Italia in cambio della sua neutralità, viene definitivamente sconfitta.

La guerra era iniziata il 29 luglio 1914, ma, Il vile governo italiano, sepur legato da un patto d’alleanza all’Austria ed alla Germania, dichiarò la sua neutralità non riconoscendo nelle ragioni della guerra gli obblighi previsti dagli accordi che andavano sotto il nome di Triplice Alleanza.

L’ingiustificata dichiarazione di neutralità addotta dal governo italiano resterà una macchia indelebile nella storia della nostra Nazione per l’eternità. La viltà dimostrata in quella occasione, e pari a quella dei traditori dell’Italia d’oggi che appena un mese fa riportavano alla memoria del nostro Popolo i settantanni d’asservimento dell’Italia ad altra potenza straniera. Mentre  i patrioti si preparavano a celebrare il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia  contro l’usurpatore austro-ungarico.        

QUESTA RICORRENZA CI SPINGE AD ALCUNE RIFLESSIONI

L’Italia, nonostante la viltà degli antitaliani, socialisti intesta, il 24 maggio 1915, a conflitto in atto da quasi un anno, dichiarò guerra all’Austria.

La dichiarazione di neutralità aveva acceso in Italia una lotta acutissima tra interventisti e neutralisti. Il sindacatalista Filippo Corridoni si schierò immediatamente per l’intervento armato dell’Italia contro gli Imperi Centrali.

In Italia le manifestazioni interventiste aumentarono di numero e di intensità. Una legione italiane di volontari era stata inquadrata dai fratelli Garibaldi per combattere a fianco dei francesi e a dicembre aveva avuto nelle Argone il battesimo del fuoco con la morte di Bruno e Costante Garibaldi. Nello stesso tempo truppe italiane sbarcano in Albania, temendo da una parte movimenti greci che tendevano ad occupare le zone meridionali del paese e dall’altra per fronteggiare l’avanzata austriaca attraverso la Serbia rapidamente battuta. I resti dell’esercito serbo in fuga evitarono, la totale distruzione per l’intervento della nostra marina.

Nel mese di maggio del 1915, la situazione era precipita. Le travolgenti manifestazioni di piazza hanno guadagnato alla causa dell’intervento larghe masse di popolo, Antonio Salandra, Presidente del Consiglio, intende tener conto di questo sentimento, anche contro il neutralismo del Parlamento. Allora la Camera dei Deputati, manovrata da Giolitti provoca la sua caduta ma il 16 maggio Vittorio Emanuele III conferma la sua fiducia al governo Salandra. Il dato è tratto: il 24 maggio l’Italia dichiara guerra all’Austria. Il Presidente Salandra il 20, nel suo discorso alla Camera, ammette esplicitamente la decisione dell’Italia. Il 23 i giornali riportano a lettere cubitali lo storico annuncio: <
Entrare in guerra per l’Italia nonostante il clima che avevano creato i sovversivi, fu una scelta di libertà, per questo riteniamo doveroso ricordare quel lontano 24 maggio 1915, anche se ci consegno una vittoria mutilata per responsabilità dell’America, della Francia e dell’Inghilterra. Tantissimi furono i giovani proscritti alla leva che non si sottrassero, combattendo e morendo su quelle impetuose montagne. Al contrario dei sovversivi che all’epoca ingrossavano le file del disfattismo e della diserzione.

All’alba del 24 maggio le truppe italiane al comando del generale Luigi Cadorna, abbatterono le barre di confine su tutto l’arco del fronte dalle Alpi al mare e iniziarono quella marcia vittoriosa e sanguinosa che dovrà concludersi quattro anni dopo : il 4 novembre del 1918.  

L’Italia partecipò alla 1 guerra mondiale con un armamento assai modesto: 35 divisioni battaglioni, 300 mitragliatrici, 443 batterie da campagna, 28 batterie pesanti campali, 18 di grosso calibro e 74 di medio calibro. Il tutto diviso in quattro Armate.
La Marina, memore della sconfitta di Lissa del 1866, aveva con ogni sforzo tentato di bilanciare il rapporto di tonnellaggio con l’Austria nell’Adriatico pur rimanendo, per tutta la durata del conflitto, in condizioni di inferiorità strategica.
L’Aviazione in Italia, pur avendo avuto dei valentissimi pionieri, non esisteva come forza armata giacché in quel tempo era ancora in fase di sviluppo, si  ricordata la polemica tra il più pesante e il più leggero dell’aria e cioè aeroplano e dirigibile.
Mentre l’esercito cosi scarsamente armato travolse fin dallo stesso 24 maggio tutte le resistenze austriache di frontiera occupando subito alcuni importanti centri.
L’industria nazionale si pose alacremente all’opera per sostenere lo sforzo militare del paese e vi riuscì anche se il disfattismo interno dei socialisti e dei clericali determinò la crisi del 1917 a Caporetto.

OGNI GUERRA PRENDE INIZIO DA UN PRETESTO, SE NON SI TROVA SI CREA!  

La situazione politica europea negli anni che precedettero il conflitto era fra le più tese soprattutto a causa dei fermenti irredentistici che agitavano le nazionalità oppresse dell’Impero austro-ungarico. Fra queste nazionalità, oltre agli italiani del Trentino, Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, vi erano i polacchi i cecoslovacchi, gli ungheresi e gli slavi della Balcania capeggiati dalla Serbia che, ispirata dalla Russi, contestava all’Austria l’aspirazione all’unificazione slava. A rendere la situazione più drammatica contributi particolarmente l’Inghilterra che non ha mai, nella sua storia rinunciato al ruolo di becchino della solidarietà europea. Gelosa della crescente affermazione dell’industria e del commercio tedesco sostenuti da una flotta il cui crescente sviluppo minacciava seriamente di privarla del primato marittimo, la Gran Bretagna soffiava sul fuoco a piene guance. Tra il Panslavismo russo-austriaco e le rivalità anglo-germaniche, si inseriva in oltre l’ambizione della Francia di recitare nel concerto delle potenze europee un ruolo di primo piano oltre al sogno di rivincita dopo la clamorosa sconfitta di Sedan del 1870 che vide la resa di 83.000 uomini, 680 cannoni e la cessione alla Germania delle province dell’Alsazia e della Lorena.

Inghilterra e Francia pronti a dare fuoco alle polveri della guerra  colsero a volo l’occasione data loro, dalla scintilla che scoccò il 28 giugno del 1914 a Serajevo con i colpi di pistola  che provocarono la morte dell’erede al trono dell’Impero austro-ungarico e di sua moglie. Ad impedire la sua ascesa al trono, fu compito che si assunse la società segreta (oggi sarebbe definita terroristica)  serba composta di ufficiali dell’esercito serbo, pagati dalla Russia, Inghilterra e Francia. Il delitto suscito grande emozione,  il governo austriaco nel brutale assassinio  vide l’azione provocatoria della Serbia, la sera del 23 luglio consegnò al governo di Belgrado un ultimatum con il termine di 48 ore per la risposta. Nel documento si chiedeva l’immediato scioglimento delle associazioni irredentiste, l’arresto e la rimozione degli ufficiali e dei funzionari compromessi e una inchiesta completa austro-serba sul delitto.

Probabilmente la Serbia avrebbe ceduto, ma Russia Inghilterra e Francia la incitarono a resistere assicurando tutto il loro appoggio.

Il 28 luglio 1914, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. Nel frattempo prendevano l’avvio le mobilitazioni russa e francese. Il 1° agosto 1914 si ebbe la dichiarazione di ostilità della Germania contro la Russia, seguita il 3 agosto da quella contro la Francia.
L’Inghilterra entrerà nel conflitto subito dopo, cioè quanto fu certa che Russia e Francia erano totalmente impegnate.

Pertanto alla data del 4 agosto 1914 gli schieramenti tra belligeranti risultavano così composti: da un lato gli Imperi Centrali Germania e Austria –Ungheria cui si unirono successivamente Turchia e Bulgaria, dall’altro Russia Francia, Inghilterra, Belgio e Serbia a cui il 7 aprile del 1917 si unirono gli Stati Uniti e quindi la Romania, il Giappone, il Portogallo, la Cina.  

Vinta la Guerra l’Italia e il Giappone nonostante i preventivi accordi  venerò trattati  dagli anglo-americani con indifferenza, come inutili gregari, spingendoli verso un nuovo conflitto mondiale, questa volta da nemici.  
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