Brescia: Piazza della Loggia, cronologia di un'ingiustizia.

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Messaggio  Admin Lun 24 Lug 2017, 00:34

Brescia: Piazza della Loggia, cronologia di un'ingiustizia. Libera10

Dopo 43anni hanno trovato chi incolpare: il Camerata Carlo Maria Maggi, a cui va la nostra  più sincera Solidarietà!

E’ il 20 giugno 2017, quando il tribunale Speciale, vigliaccamente dimostra il suo solito e vile asservimento al potere antipopolare di, questa falsa “democrazia”, un regime ormai alla fine, ancorato all’antifascismo che quanto prima sarà la causa del suo dissolvimento.  

Diciamo subito che, ancora oggi, non sentiamo alcun senso di pietà per i  morti, i quali si trovavano in quella piazza, in qualità di merde rosse, per  rispondere al richiamo dell'Odio.

Un Odio, che dopo la loro morte ha coinvolto decine di Camerati in procedimenti persecutori, da parte di una giustizia asservita agli interessi inconfessabili, degli antifascisti.  

IL FATTO

Le merde rosse del P.C.I.,  da tempo dovevano giustificarsi per le azioni terroristiche compiute da elementi usciti dalle loro file.  

Il 18 aprile 1974, le Brigate Rosse avevano rapito il procuratore Mario Sossi, un sequestro  ingiustificabile agli occhi dell'opinione pubblica, anche se la stessa era sempre più strumentalizzata dall'alterazione della verità  da parte  delle cosiddette forze dell'arco-costituzionali. Forze  impaurite dalla loro stessa violenza, al punto di pretendere, per loro, difese e protezioni speciali.  A questo scopo  il 22 maggio 1974, nascono sotto il comando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, “ I Nuclei Speciali Antiterrorismo”.

Il 23 maggio, le Brigate Rosse rilasciarono il procuratore Sossi, dopo aver ottenuto  dalla Corte d’Appello di Genova l’accoglimento dell’istanza di scarcerazione dei componenti del Gruppo, eversivo, XXII ottobre,

In questo, e a volte ancor più grave, clima politico a Brescia la notte del 19 maggio 1974, il giovane Camerata Silvio Ferrari, di appena 21 anni salta  per aria. Si dirà che stava trasportando, posta sulla pedana di una vespa 125 “Primavera” avuta in prestito da Ermanno Buzzi (del quale scriveremo in seguito) una piccola quantità di Tritolo, la quale ad insaputa del Ferrari aveva il detonatore innescato.

Il sistema demo-socialcomunista prese spunto da questo assassinio per mettere in moto la macchina repressiva del regime contro i Fascisti.

Il 21 maggio 1974, durate il funerale di Silvio Ferrari, vengono arrestati 5 suoi Camerati.

Il 23 maggio 1974, (data coincidente con la resa dello Stato alle Brigate Rosse) le tre Confederazioni sindacali di regime (Cgil, Cisl e Uil), a cui come sempre si affiancava il Comitato antifascista ( Dc, Pci, Psi, Psdi, Pri e Pli), decidono di cogliere la palla al balzo, con questo scopo, indicono lo sciopero generale di quattro ore in tutta la provincia di Brescia per il 28 maggio 1974, sciopero a quale aderiscono, anche, tutte le organizzazioni extraparlamentari della sinistra.

Il 28 maggio 1974, la mattina Bresciana iniziò sotto la pioggia, eppure il dinamismo della città restò quello di ogni giorno. Il vermume  antifascista si era dato appuntamento per le 9:00. Due cortei si muovono mezzora dopo verso Piazza della Loggia, per culminare alle 10.00 in un comizio. Nella piazza si radunano qualche migliaio di merde rosse, arrivate da tutta la Lombardia, chi aveva l’ombrello prese posto al centro della piazza gli altri sotto i portici, dove di solito si posizionano le forze dell’ordine.

Sindacalisti e politicanti si dispongono sul palco per arringare gli intervenuti (per lo più stipendiati e salariati pubblici), erano le ore 10:12 quando, per primo, prende la parola il segretario dei metalmeccanici della Cisl Franco Castrezzati, sotto l'orologio, come detto, area in cui di solito stazionavano le forze di polizia, esplodeva una bomba,  un botto secco (che libererà il suolo italiano da 8 di quelle merde, mentre i feriti  accertati più o meno gravi sono 102). In quella confusione, Castrezzati (forse, preparato all’esplosione) resta incredibilmente lucido, dal palco, invita la folla a fare largo ai soccorsi.    

Quella esplosione aveva reso un'insignificante manifestazione, di merde dell’antifascismo in un evento nazionale. Al funerali delle vittime che si svolsero nella stessa piazza il 31 maggio 1974, con solo sei bare, parteciparono  migliaia di, altre, merde rosse accorse da tutta Italia.

Quel giorno (a differenza del  28 maggio 1974) il servizio d’ordine, come di solito avveniva, venne svolto dai comunisti sindacalizzati, mentre le Forze dell’Ordine non svolgeranno alcun servizio. Eppure quell'ordigno doveva colpire proprio le Forze di polizia, ad affermarlo fu Enzo Bannò  all’epoca funzionario della squadra politica della Questura, il quale disse: <<- E’ lì che si collocano sempre gli agenti in divisa e i carabinieri ->> di solito la polizia si mette a destra della fontana guardando la Loggia, i carabinieri a sinistra.  

Se quel giorno ci fosse stato il sole, i morti non sarebbero stati dei civili ma i servi dello Stato.  Questa verità poco importa, l’importante è dare corso ad una spregiudicata campagna antifascista, del tutto ingiustificata come dimostrato dagli innumerevoli processi contro orgogliosi Camerati, e servi di questa falsa “democrazia”.

La manifestazione antifascista del 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia, aveva permesso al regime di compiere un ulteriore strage di Stato, ma, quell'attentato come tutti gli altri doveva essere Fascista. Questo pretendevano politicanti, scribacchini e sindacalisti nel 1974, questo è quello che il Tribunale Speciale, il 20 giugno 2017 ha deciso. Una condanna politica già scritta, che avevamo previsto da tempo come dimostra un nostro precedente post sull’argomento                                              ( https://liberapresenza.forumattivo.com/t663-brescia-per-i-fatti-di-piazza-della-loggia-ingiustizia-e-fatta?highlight=piazza ). Quella bomba, doveva essere Fascista ad ogni costo e con la sentenza del 20 giugno cosi è stato.

Da tempo i Fascisti non fermano la prepotenza e l’arroganza degli antifascisti, i quali  ormai  incarcerano i Fascisti a loro piacimento, anche, per aver teso il braccio al cielo.
I PROCESSI

Il 2 giugno 1979, dopo la prima finta inchiesta, la Corte d'Assisi di Brescia, presieduta da Giovanni Allegri,  condanna all'ergastolo Ermanno Buzzi, e a dieci anni e sei mesi di reclusione Angelino Papa, nel contempo emette condanne e assoluzioni, per insufficienza di prove per reati minori, per altri sedici inquisiti, esponenti dell'estrema destra bresciana.

Il 2 marzo 1982, la  Corte d'Assisi d'Appello di Brescia, presieduta  da Francesco Pagliuca, assolve per non aver commesso il fatto Ermanno Buzzi (deceduto in carcere),  Angelino Papa, e tutti gli altri imputati bresciani, condannati in primo grado, ad esclusione di Marco De Amici a cui viene confermata la condanna per detenzione d'esplosivo con pena ridotta

Il 30 novembre 1984, la prima sezione della Corte di Cassazione, annulla in parte il verdetto della Corte d'Assisi d'Appello di Brescia, inviando gli atti a Venezia ordinando un nuovo processo per gli imputati Marco De Amici, Angelino e Raffaele Papa e Nando Ferrari. Intanto nello stesso anno viene aperta una seconda inchiesta, questa volta sulla pista milanese, il giudice Gianpaolo Zorzi, ha messo sotto indaga i Camerati Cesare Ferri, accusato dalla testimonianza di un sacerdote, il fotomodello Alessandro Stepanoff e un suo amico Sergio Latini.

Il 19 aprile 1985, la Corte d’Assisi d’Appello di Venezia conferma la condanna di Marco De Amici (per detenzione d'esplosivo), e assolse  con formula piena Angelino e Raffaele Papa e Nando Ferrari    

Il 23 maggio 1987, la Corte d'Assisi di Brescia, presieduta da Oscar Bonavitacola, assolve per insufficienza di prove Cesare Ferri, Sergio Latini e Alessandro Stepanoff.

Il 25 settembre 1987, la Corte di Cassazione non poté far altro che rendere definitiva la sentenza della  Corte d’Assisi d’Appello di Venezia. L'indagine sui Camerati di Brescia si rivelo infondata.

Il 10 marzo 1989, la Corte d’Assisi d’Appello di Brescia, presieduta da Riccardo Ferrante assolve con formula piena Cesare Ferri, Sergio Latini e Alessandro Stepanoff per non aver commesso il fatto

Il 13 novembre 1989, la Corte di Cassazione presieduta dal Giudice Corato Carnevale, dichiara l'inammissibile del ricorso dei Pg contro la  sentenza d’Appello assolvendo definitivamente Cesare Ferri, Sergio Latini e Alessandro Stepanoff. Anche l'indagine sui Camerati di Milano si rivelo infondata.

Il 23 maggio1993,  dal giudice istruttore Gianpaolo Zorzi,  dopo nove anni di inutile caccia ai colpevoli, viene disposto il non luogo a procedere nei confronti di Marco Ballan, Fabrizio Zani, Giancarlo Rognoni, Bruno Luciano Benardelli e Marilisa Macchi.  Anche l'altra pista sui Camerati Milanesi si era rilevata infondata.

Il 16 novembre 2010, diciassette anni dopo l'apertura della terza inchiesta e una settimana di Camera di Consiglio,  la corte d'Assisi di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti, assolve in base al Comma 2 dell'articolo 530 del Codice penale Pino Rauti, Francesco Delfino, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, e Delfo Zorzi  (nel frattempo era morto di malattia l'imputato Giovanni Manfredi).  

Il 14 aprile 2012, la Corte d'Assisi d'Appello di Brescia, presieduta dal giudice Enzo Platè,  conferma il  verdetto assolutorio, per Pino Rauti, Francesco Delfino, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, e Delfo Zorzi.

Nel 21 febbraio 2014,  quinta sezione della Corte di Cassazione presieduta da Alfredo Lombardi, (specularmente) conferma l'assoluzione del Camerata Delfo Zorzi, annullando quelle relative a Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, disponendo per i due il rinvio ad un nuovo processo d’Appello, questa volta presso il Tribunale di Milano (covo di serpenti impregnati di rosso indelebile), probabilmente, l’unico Tribunale pronto ad emettere una sentenza di condanna. Politica.

Il 22 luglio 2015, la seconda sezione della corte d'appello di Milano, presieduta dalla giudice Anna Conforti,  dato corso al processo d'appello bis, giunge alla pronuncia della sentenza di condanna, come preteso nel rinvio dalla Corte di Cassazione, condanna, ormai certa, all'ergastolo, il Camerata Carlo Maria Maggi, colpevole di essere stato il Capo di Ordine Nuovo  nel Veneto,  e  il delatore Maurizio Tramonte.   Nell'agosto del 2016 la Conforti, deposita le motivazioni delle  condanne emesse nei confronti del Camerata Carlo Maria Maggi e del delatore Maurizio Tramonte, “vilmente”, scrive, il <<-risultato->> dei tanti depistaggi da parte di uomini dello Stato, <<- è stato devastante per la dignità dello Stato …, visto che sono solo un Leader ultra ottantenne e un non giovane informatore dello Stato a sedere oggi sul banco degli imputati->>, … ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la mala-vita anche istituzionale all'epoca delle bombe.

Il 20 giugno 2017, la prima sezione penale della Cassazione, presieduta   da Domenico Carcano, come  già deciso nel 2014, rigetta i ricorsi di Carlo Maria Maggi e di Maurizio Tramonte, confermando  la decisione della Corte d'Appello di Milano, rendendo definitiva la   condanna politica, inflitta nel processo d'Appello-bis di Milano a Carlo Maria Maggi.

L'antifascismo militante dopo 43 ha trovato il capo-espiratorio,    nell'ottantatreenne Maggi un Fascista che non si è mai arreso.

La falsa “democrazia” per sopravvivere continua a falsare la storia, in questi 43anni ha sperperato risorse del popolo perseguitando tanti giovani innocenti, fin quanto non ha individuato la vittima sacrificale.

Ecco la lunga lista dei perseguitati:
Arcai Andrea, Ballan Marco, Benardelli Bruno Luciano, Bonati Ugo, Buzzi Ermanno, De Amici Marco, Delfino Francesco, Digilio Carlo, Ferrari Nando, Ferri Cesare, Latini Sergio, Macchi Marilisa, Maggi Carlo Maria, Paglia Pierluigi,  Papa Angelino, Papa Raffaele, Poggi Vittorio, Rauti Pino, Rognoni Giancarlo, Soffiati Marcello, Stepanoff Alessandro, Tramonte Maurizio, Toffaloni Carlo, Zani Fabrizio, Zorzi Delfo e gli avvocati, accusati di favoreggiamento nei confronti di Zorzi Delfo e Poggi Vittorio, Maniaci Fausto, Pecorella Gaetano e Siciliano Martino

Contro i Fascisti di Brescia e Milano solo menzogne!

All'epoca - e ancora oggi - i demo-socialcomunisti, per confondere e abbagliare il Popolo utilizzavano un solo strumento quello che conoscevano meglio, la violenza. Da sempre gli esperti a compiere vili attentati erano gli antifascisti bestie, rosse o bianche non importa, per questi traditori  l'importante è mantenere il Popolo sottomesso. Per fare questo la Falsa “democrazia” da sempre ha utilizzato  lo spauracchio del Fascismo, quello del ventennio, del quale ancora oggi (2017) mantiene in uso numerosissime leggi e regolamenti.
Un Ventennio di lotta che ha, combattuto bolscevismo e liberalismo, massoni e sionisti, restituito  dignità al Popolo italiano, lo stesso Popolo entrato in guerra il 24 maggio 1915, al quale dopo la vittoria gli alleati fecero lo smacco  di non mantenere quanto promesso. Alleati che, in seguito, si serviranno di quelle componenti (bolscevismo e liberalismo, massoni e sionisti) ormai sconfitte, di vili e servili  traditori, per abbattere il Fascismo.

Traditori che, non sono mancati neanche durante i numerosi processi per l'esplosione di Brescia, dando l'impressione che il 99,9% dei fascisti erano dei doppiogiochista. In realtà molti imputati non avevano nulla da condividere con il Fascismo, eppure sono stati utilizzati senza alcuna vergogna dai procuratori che si sono succeduti in questi 43anni per denigrare, nell'insieme, i veri Fascisti.

Il primo di questi fu il procuratore di Brescia Francesco Trovato, il quale dopo aver svolto finte indagini ha chiesto il rinvio a giudizio per trenta Camerati bresciani (di cui nove imputati di strage), richiesta che senza alcuna remora venne accolta dal giudice istruttore Domenico Vino, “due magistrati da condannare”, ai quali nel luglio del 1979 dette in parte ragione il presidente della Corte d'Assisi di Brescia Giovanni Allegri, condannando all'ergastolo Ermano Guzzi, e a dieci anni e sei mesi Angelino Papa, i restanti imputati furono assolti, prosciolti  o condannati, per altri fatti, a pene inconsistenti.

Ermano Buzzi: l'indagine, la condanna, la morte.

Buzzi, abbarbicava intorno ad alcuni estremisti di destra ma, in realtà era un ladro di quadri che si spaccia di volta in volta per giornalista, pittore, editore, critico d’arte, agente speciale. Nei fatti era solo un pregiudicato per reati comuni di bassa manovalanza.

A tirare in ballo nell'indagine Buzzi, fu Luigi Papa, (padre di Angelino, un seminfermo di mente che a sua volta venne indagato e processato), il quale davanti a un magistrato gli imputo la responsabilità dell'attentato. Questa delazione permise al procuratore Trovato, di imputare Buzzi, oltre che, per all'attentato di Brescia anche per l'assassinio del Camerata Silvio Ferrari, saltato in aria la notte del 19 maggio 1974 mentre girava con una vespa 125 Primavera, di proprietà del Buzzi,

All'epoca Buzzi fu ritenuto il colpevole perfetto, condannato in primo grado all'ergastolo fu incarcerato per due anni a Brescia, ma a pochi giorni  dall'inizio dell'Appello (1982), non si comprende perché, viene  trasferito dal carcere della città lombarda al supercarcere di Novara. Quel trasferimento fu la sua condanna a morte, infatti, quando è uscito per la prima volta per l'ora d'aria, è stato prelevato dai Camerati in lotta, Mario Tuti e Pierluigi Concutelli detenuti nello stesso carcere, i quali forti della condanna all'ergastolo, ritenendo Buzzi responsabile della morte del giovane Camerata  Silvio Ferrari, lo strangolano con dei lacci delle scarpe in un angolo del cortile, Tuti e Concutelli, in seguito rivendicano l’omicidio dicendo di aver eliminato una spia dei carabinieri (La solidità dei rapporti tra Buzzi e i carabinieri venne confermata dal comandante del nucleo Investigativo di Brescia) e un pederasta.
In seguito, senza prove, alcuni pentiti accuseranno Cesare Ferri e Sergio Latini, di essere i mandanti dell'assassinio di Buzzi. Processati, vennero assolti anche da questa imputazione.

Nell'ambito del processo d'Appello i magistrati scrissero di Ermanno Buzzi, <<-è un cadavere d'assolvere->>, assoluzione confermata anche dopo due ulteriori dipartimenti e  dalla Cassazione, la quale assolse, definitivamente, tutti i Camerati di Brescia, cosi come inseguito avverrà per Camerati di Milano.  

Nel frattempo parte una nuova inchiesta che coinvolgerà i Camerati di Verona (continua)
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