CAMERATI: FINALMENTE SI PUO’ FARE CHIAREZZA

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Messaggio  Admin Mar 31 Mar 2009, 00:49

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CAMERATI: FINALMENTE SI PUO’ FARE CHIAREZZA

Il 27/28/29 marzo, si è svolto il primo Congresso nazionale del Popolo della Libertà per riunire una accozzaglia di uomini e donne, provenienti da ben 16 sigle di movimenti e partiti, piccoli e grandi, tra queste sigle c’era Alleanza nazionale, movimento politico che appena 15 anni prima, per scelta della sua classe dirigente aveva abiurato ai valori del fascismo.
La scontata scelta di chi mettere a capo del P.d.L. è stata espressa per acclamazione, il capo sarà un capitalista massone ex iscritto alla P2.
Questo congresso ha chiuso definitivamente il percorso della Fiamma missina, rimasta accesa nel gennaio del 1995.
La nascita di A.n. e la conseguente scissione dell’onorevole Rauti, d’appena il 5% del M.S.I. nel quale la componente rautiana sfiorava il 40%, dimostrava l‘incomprensibile anormalità di quella scelta.
Quella trasformazione ha di fatto interessato solo la deputazione, mentre la maggioranza delle strutture periferiche trasformatosi da sezioni in circoli, ha mantenuto nome ed immagini che richiamavano fatti ed uomini che vissero eroicamente il periodo fascista. Cosi, come fu, per la collocazione a destra del gruppo A.n. nel parlamento europeo.

QUESTO VALEVA FINO AD IERI.
Oggi, chi segue la scelta fatta dai vertici di A.n., sa, di uscire (questa volta per davvero) dalla casa del padre.
I veri militanti di A.n. non troveranno nulla da condividere nel P.d.L., la scelta di entrare a far parte dei Popolari europee, nulla ha da condividere con la storia missina e soprattutto con quella fascista.

Questo avvenimento deve promuovere nuove e definitive azioni politiche che si richiamano al fascismo, scordando il percorso che in ogni angolo della nostra Italia i fascisti e i presunti tali hanno rincorso fino ad ieri.

Da oggi, noi
crediamo che sia il momento di dire a tutti gli amici fascisti serene e decisive parole:
Le diciamo, anche se suonino amare: anche se ci accuseranno di debolezza, specie quegli estremisti che nelle loro zone e sulla loro stampa danno il più allegro e paradossale spettacolo dell’intransigenza tollerante.
Con la nascita del P.d.L. è venuta l’ora più terribile per il fascismo. L’ora in cui i fascisti non possono gettarsi ad occhi chiusi nel vicolo cieco del settarismo brutale e imbecille, dividersi in gruppo di violenti e di esaltati a freddo, e in una maggioranza di onesti e di intelligenti gregari; liberati dalle scorie della tormenta di 15 anni di A.n, velocizzano la forma dell’organizzazione, purificando le coscienza in un unico movimento, riprendendo in pieno i valori rivoluzionari, che non debbono portano a domini di caste e al governo dell’accaparramenti, ma alla creazione dello Stato Nazionale del Lavoro.

Le riforme elettorali che si sono succedute impongono di scegliere la giusta via. I movimenti fascisti si debbono orientare su un unica strada maestra.
Ma al momento purtroppo non sembra che alcuni simpatici amici ortodossi (per esempio colleghi di punta, o esuberanti gruppi della <<seconda ondata>>) siano dello stesso avviso.
Bisogna neutralizzare l’effetto dell’estremismo, sul quale specula da sempre la sinistra,
ed da ieri il P.d.L. che vorrebbero i fascisti nervosi, isterici, capaci di stancare gli Italiani, mentre il vero e buon fascista e conscio dei suoi nuovi compiti. Bisogna finalmente trasmettere in tutti i fascisti un convincimento, l’intransigenza consiste nel difendere l’ideale fascista, vivendola, attuandola, e dov’è morta o deperita, ricreandola; e non già nell’estrema e inutile difesa di alcune posizioni assunte, condannate dalla stessa ideologia fascista.

Abbiamo in questi ultimi tempi confuso parecchie cose.
Il nostro dovere di procedere, per ora, entro la cerchia dei limiti cosiddetti maestri della costituzione con la supina condiscendenza al passato, caro al nostro temperamento ancora… democratico.
La nostra difesa dei cardini della vita civile e nazionale (produzione, proprietà, religione, valori morali) oltre l’instancabile azione contro il capitalismo, e del brivido della nuova vita.
Infine, la considerazione per tutte le gerarchie, che ci ha finora impedito di discutere, di ragionare, di pensare persino, e che ci ha trascinati al punto dove siamo.

Queste confusioni, alcune nate dall’impeto cieco di sentirci nel giusto, altre artificiose, ci hanno, anche, se, per un istante strozzato. Ma il fascismo è qualche cosa che ci supera e si supera.
Nemmeno i fascisti possono nulla contro di esso. La marcia continua. Si tratta di vedere fin dove sia possibile conciliare la nostra vita con quella del fascismo.

Ebbene, le riforme elettorali ci spinge a riorganizzarci, a attrezzarci spiritualmente, per affrontare le prove, con un concreto programma e una più concreta volontà, in tutta la Nazione.
Noi non ci cristallizziamo nel nuovo sistema elettorale, come non ci cristallizziamo per un ulteriore riforma. Sistemi che incontrano il loro tempo: e che sono solo strumento del nostro lavoro.
Ben altro è la discussione oggi. Al movimento serve un capo “carismatico” che sia la nostra faccia, la nostra anima, il nostro pensiero, che sappia garantire l’unità d’Italia; questo, o amici, dipende da noi.

Quando negli anni 20 conquistarono lo Stato, povera baracca liberale, per restaurarlo e potenziarlo, Il fascismo s’imbottigliò stupidamente quando, iniziò il suo governo con una coalizione.


Oggi, dobbiamo scendere nella penisola per chiedere non solo il voto degli Italiani, ma la loro fiducia. Senza accingerci ai blocchi, ai connubi, alle alleanze, alle transazioni, che salvano i governi, creano le maggioranze, ma distruggono i programmi.
Si deve invece, facendola finita con astiose polemiche costituire un corpo unico del fascismo, riprendendo l’Iniziativa.

Il Paese deve sentire che tutti i nostri errori, moltissimi, son poca cosa rispetto al bene che abbiamo fatto, e per quello moltissimo che dobbiamo fare. Deve scorgere l’inizio di un’azione ispirata a un chiaro programma di partito, laddove finora c’è la setta che è cieca e senza respiro, che non ha nemmeno voce, se non per urlare a se stessa osanna.
Dobbiamo costituire un partito che sia davvero l’espressione della gente produttrice d’Italia, che si accinga a essere una fortissima minoranza di volontà e di coscienza, che percorra almeno i primi metri di quella lunga via, che s’è abbandonata, e che consacro i nostri camerati caduti.

Un partito di popolo schietto, generoso, leale, e anche fortissimo nell’offesa e nella difesa. Ma un partito cosciente.

Abbiano i capi il coraggio di condurci a queste mete, cacciando gli indegni, tagliando tutti i ponti con le altre forze politiche. Noi speriamo. Se no, il fascismo dovrà trovare in se stesso la forza per esprimersi meglio.

Ormai la Nazione è fra grandi correnti che non ammettono centro: la vita e la morte. Ma se la morte bisogna tenerla lontana, la vita dev’esser pure lieta, onesta, degna, come la sognarono i manipoli nella vigilia della vittoria.

I nostri vecchi e nuovi nemici, sappiano, che non accettiamo pregiudizi morali, ne processi a Mussolini. Ma noi stessi abbiamo il coraggio di farci un processo. Perché non vogliamo e non possiamo lasciare a metà la gigantesca fatica per la costruzione dello Stato Nazionale del Lavoro, che non si volle creare per gli ozi letterari degli intellettuali.

Costruiamo un nuovo partito con l’intransigenza, la nostra intransigenza con conseguenze immediate: specialmente verso i pessimi fascisti.

Non spacciamo per intransigenza la lotta per difendere il posto o la carica. Riportiamo invoca la rivoluzione di popolo.
Ricordiamo la sana riserva in cammino: quella che andò a Roma per le strade consolari, e non con i treni diretti; e che ritornò senza cariche e senza bottino, quando il Duce ordinò la smobilitazione.

Spalanchiamo le finestre a questo soffio gagliardo di vita! Facciamo largo al fiore del fascismo!
Combattiamo a viso aperto il nemico. C’è ancora un popolo, che ha la sua fede, i suoi indirizzi, la sua <<inequivocabile>> volontà! Si tratta di dare a questo popolo il posto di battaglia: di restituirgli l’organizzazione di un unico partito:
Oggi ai fascisti non è più permesso dividersi, come facevano ieri.
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