14 aprile 2019: A 85 anni si è spento Giuseppe Ciarrapico.
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14 aprile 2019: A 85 anni si è spento Giuseppe Ciarrapico.
Stranamente, al contrario dei tanti che si sono fatti spazio in nome del Fascismo, per poi tradire, Ciarrapico si è dimostrato coerente fino alla morte, eppure di anni nel Fascismo ne ha vissuti davvero pochi, considerato che il Fascismo cadde quando lui aveva appena nove anni.
Il Ciarra, come lo chiamavano i romani, anche se può sembrare strano merita il rispetto di TUTTI i Fascisti. Era il 30 settembre 2010, quando nell’aula di Palazzo Madama prendeva la parola per accusare l’allora presidente della Camera G. Fini, e i suoi tirapiedi di tradimento, al pari dei semiti, affermando in quell’aula che: "Fini e i finiani sarebbero tornati nell'ombra. Andremo a votare e vedremo quanti voti prenderà Fini" e ancora: "I finiani hanno già ordinato le kippah? Perché di questo si tratta" (La kippah è il tradizionale copricapo degli ebrei); "Chi ha tradito una volta, tradisce sempre".
A Ciarrapico, come a tutti noi, non era andato giù il tradimento di Fini al Governo Berlusconi, e ancor più la passeggiata per le strade di Gerusalemme indossando sul capo la kippah, occasione in cui Fini senza alcuna giustificazione disse: “Il fascismo è il male assoluto".
Lo scontro che ne segui ha dimostrato il suo grande carattere, forse per questo oggi i traditori del Secolo d’Italia lo ricordano scrivendo: “Il Fascismo, Giuseppe Ciarrapico, classe 1934, ce l’aveva nel sangue e nella memoria più profonda, per questo non l’ha mai rinnegato, anche quando approdò alla corte del democristiano Andreotti (sette volte presidente del Consiglio), e anche quando invitò Gorbaciov per consegnargli il Premio Fiuggi.
Era un fascista verace tosto e irriverente, ma era soprattutto un fascista del “fare”, uno che capì quale straordinario veicolo di idee (e anche di business) potesse essere l’editoria a Roma. Erano pochissimi, gli editori di destra negli anni Sessanta e Settanta, c’erano le Edizioni de Il Borghese e c’era Giovanni Volpe figlio del grande storico Gioacchino. Volpe pubblicava il fior fiore dell’intellighenzia tradizionalista e neofascista europea.
Diverso fu invece, almeno all’inizio, il “target” di Ciarrapico editore. Dalla sua grande tipografia di Cassino uscivano le copie delle pubblicazioni della Rsi e del periodo bellico. Famosa la riproposta di Signal, la rivista illustrata destinata alla Wehrmacht. Ciarrapico editore cambiò passo quando acquisì le edizioni de Il Borghese all’inizio degli anni Ottanta e poi il catalogo delle edizioni Volpe dopo la scomparsa di Giovanni, avvenuta nel 1984. Come direttore editoriale chiamò Marcello Veneziani, il quale con la casa editrice pubblicò libri di qualità. Importante fu la ripresa della rivista Intervento, fondata nel 1972 da Giovanni Volpe e grande laboratorio politico-culturale, un laboratorio animato dalle figure più prestigiose della cultura di destra italiana.
Il rapporto più stretto con la destra Ciarrapico lo visse nel periodo in cui, nella prima metà degli anni Settanta, fu editore del Secolo d’Italia. portò al giornale la sua capacità manageriale e la sua esperienza editoriale. Un periodo breve che, rafforzo i rapporti con Almirante e il Msi, rapporti che rimasero sempre buoni. anche quando Ciarrapico tornò alle sue attività di sempre, che poi per un fascista del “fare” come lui significava trovare il modo di sperimentare nuove forme di attività”.
Questo articolo ci sembra troppo accondiscendente, rappresenta Ciarrapico, politicamente e moralmente degno di rispetto. Purtroppo non è cosi!
In realtà l’uomo del fare era sempre alla ricerca di affari, infatti il fermo ideale, svanì quando Ciarrapico, conobbe Andreotti il quale lo spinse verso l’ascesa imprenditoriale. Negli anni ottanta spiccò il volo divenendo presidente delle terme di Fiuggi, divenendo per la gente il “Re delle acque minerali” da lì le sue attività spaziarono: dal mondo della sanità (con l’acquisizione di alcune famose cliniche private romane); al campo degli aerotaxi “Air Capitol”; al campo della ristorazione “La Cascina Valadier”; al campo del calcio, spinto da Andreotti, nel 1991 divenne presidente della Roma, squadra che abbandona nel 1993, anno delle inchieste su tangentopoli.
Andreotti, lo fece uno degli uomini chiave della prima repubblica, tanto da volerlo intermediario tra S. Berlusconi e “l’ebreo” C. De Benedetti editore dell’Espresso, per districare il famoso Lodo Mondadori.
La sua spregiudicatezza non può essere giustificata dalla sua attività di editore, l’aver stampato libri e fascicoli sul Fascismo, in particolare sulla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I), non può cancellare gli anni vissuti per il tramite di Andreotti a servizio della Democrazia Cristiana (D.C.).
Mentre i giovani Fascisti morivano ammazzati Ciarrapico si ingrassava collaborando con Andreotti. Solo dopo la fine della prima repubblica gli piovvero addosso tanti guai, in specie nel 1996 venne coinvolto nel processo relativo al fallimento del Banco Ambrosiano di Roberto Carvi. Ricordiamo che a causa delle disavventure giudiziarie, il suo vitalizio da parlamentare fu sospeso dal Senato nel 2015 .
Dirsi Fascista non basta è necessario vivere da Fascista, come Ciarrapico anche l. Gelli, affermava d’esserlo ma in vero era il Capo di una loggia massonica che nulla poteva avere a che sparire con il Fascismo.
Il Ciarra, come lo chiamavano i romani, anche se può sembrare strano merita il rispetto di TUTTI i Fascisti. Era il 30 settembre 2010, quando nell’aula di Palazzo Madama prendeva la parola per accusare l’allora presidente della Camera G. Fini, e i suoi tirapiedi di tradimento, al pari dei semiti, affermando in quell’aula che: "Fini e i finiani sarebbero tornati nell'ombra. Andremo a votare e vedremo quanti voti prenderà Fini" e ancora: "I finiani hanno già ordinato le kippah? Perché di questo si tratta" (La kippah è il tradizionale copricapo degli ebrei); "Chi ha tradito una volta, tradisce sempre".
A Ciarrapico, come a tutti noi, non era andato giù il tradimento di Fini al Governo Berlusconi, e ancor più la passeggiata per le strade di Gerusalemme indossando sul capo la kippah, occasione in cui Fini senza alcuna giustificazione disse: “Il fascismo è il male assoluto".
Lo scontro che ne segui ha dimostrato il suo grande carattere, forse per questo oggi i traditori del Secolo d’Italia lo ricordano scrivendo: “Il Fascismo, Giuseppe Ciarrapico, classe 1934, ce l’aveva nel sangue e nella memoria più profonda, per questo non l’ha mai rinnegato, anche quando approdò alla corte del democristiano Andreotti (sette volte presidente del Consiglio), e anche quando invitò Gorbaciov per consegnargli il Premio Fiuggi.
Era un fascista verace tosto e irriverente, ma era soprattutto un fascista del “fare”, uno che capì quale straordinario veicolo di idee (e anche di business) potesse essere l’editoria a Roma. Erano pochissimi, gli editori di destra negli anni Sessanta e Settanta, c’erano le Edizioni de Il Borghese e c’era Giovanni Volpe figlio del grande storico Gioacchino. Volpe pubblicava il fior fiore dell’intellighenzia tradizionalista e neofascista europea.
Diverso fu invece, almeno all’inizio, il “target” di Ciarrapico editore. Dalla sua grande tipografia di Cassino uscivano le copie delle pubblicazioni della Rsi e del periodo bellico. Famosa la riproposta di Signal, la rivista illustrata destinata alla Wehrmacht. Ciarrapico editore cambiò passo quando acquisì le edizioni de Il Borghese all’inizio degli anni Ottanta e poi il catalogo delle edizioni Volpe dopo la scomparsa di Giovanni, avvenuta nel 1984. Come direttore editoriale chiamò Marcello Veneziani, il quale con la casa editrice pubblicò libri di qualità. Importante fu la ripresa della rivista Intervento, fondata nel 1972 da Giovanni Volpe e grande laboratorio politico-culturale, un laboratorio animato dalle figure più prestigiose della cultura di destra italiana.
Il rapporto più stretto con la destra Ciarrapico lo visse nel periodo in cui, nella prima metà degli anni Settanta, fu editore del Secolo d’Italia. portò al giornale la sua capacità manageriale e la sua esperienza editoriale. Un periodo breve che, rafforzo i rapporti con Almirante e il Msi, rapporti che rimasero sempre buoni. anche quando Ciarrapico tornò alle sue attività di sempre, che poi per un fascista del “fare” come lui significava trovare il modo di sperimentare nuove forme di attività”.
Questo articolo ci sembra troppo accondiscendente, rappresenta Ciarrapico, politicamente e moralmente degno di rispetto. Purtroppo non è cosi!
In realtà l’uomo del fare era sempre alla ricerca di affari, infatti il fermo ideale, svanì quando Ciarrapico, conobbe Andreotti il quale lo spinse verso l’ascesa imprenditoriale. Negli anni ottanta spiccò il volo divenendo presidente delle terme di Fiuggi, divenendo per la gente il “Re delle acque minerali” da lì le sue attività spaziarono: dal mondo della sanità (con l’acquisizione di alcune famose cliniche private romane); al campo degli aerotaxi “Air Capitol”; al campo della ristorazione “La Cascina Valadier”; al campo del calcio, spinto da Andreotti, nel 1991 divenne presidente della Roma, squadra che abbandona nel 1993, anno delle inchieste su tangentopoli.
Andreotti, lo fece uno degli uomini chiave della prima repubblica, tanto da volerlo intermediario tra S. Berlusconi e “l’ebreo” C. De Benedetti editore dell’Espresso, per districare il famoso Lodo Mondadori.
La sua spregiudicatezza non può essere giustificata dalla sua attività di editore, l’aver stampato libri e fascicoli sul Fascismo, in particolare sulla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I), non può cancellare gli anni vissuti per il tramite di Andreotti a servizio della Democrazia Cristiana (D.C.).
Mentre i giovani Fascisti morivano ammazzati Ciarrapico si ingrassava collaborando con Andreotti. Solo dopo la fine della prima repubblica gli piovvero addosso tanti guai, in specie nel 1996 venne coinvolto nel processo relativo al fallimento del Banco Ambrosiano di Roberto Carvi. Ricordiamo che a causa delle disavventure giudiziarie, il suo vitalizio da parlamentare fu sospeso dal Senato nel 2015 .
Dirsi Fascista non basta è necessario vivere da Fascista, come Ciarrapico anche l. Gelli, affermava d’esserlo ma in vero era il Capo di una loggia massonica che nulla poteva avere a che sparire con il Fascismo.
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